Il rito abbreviato era condizionato a una perizia affidata allo psichiatra Francesco Piani. Il consulente aveva spiegato che il giovane è affetto da disturbo antisociale con un difetto paranoide della personalità dovuto al grave isolamento sociale a cui era stato costretto nel paese d'origine. Era tuttavia capace di intendere e volere al momento del fatto ed è stato in grado di partecipare al processo (anche ieri era presente). Agli atti c'erano anche la testimonianza della vittima, raccolta a suo tempo con la formula dell'incidente probatorio, e i risultati della perizia sul Dna.
Y.M. era arrivato a Pordenone assieme a un gruppo di connazionali ed era stato escluso dal programma di accoglienza in seguito a una rissa e a una tentata violenza sessuale nei confronti di un diciannovenne, anche lui di nazionalità afghana, con il quale condivideva l'appartamento assegnatoli attraverso il programma di accoglienza. Ricoverato in Psichiatria perchè si era reso protagonista di gesti di autolesionismo, alla vigilia delle sue dimissioni aveva violentato una delle donne ricoverate nel reparto approfittando del fatto che in quel momento gli infermieri erano impegnati a sbrigare le pratiche relative ad alcune dimissioni.
© riproduzione riservata