SENTENZA RINVIATA
L’esito del processo, con l’ultima udienza in calendario per il prossimo 28 ottobre, quando, ultimata l’arringa dell’avvocato Giovanni Sarti, difensore di Rametta, arriverà poi la sentenza del giudice Nicoletta Stefanutti, non può prescindere dalla relazione dei due periti nominati dal giudice stesso per chiarire la disputa medica fra i periti di parte, il professore universitario e chirurgo pediatrico Mario Lima e il medico legale Alberto Amadasi che, pur rilevando errori nella gestione del piccolo paziente, sostanzialmente hanno escluso la responsabilità di Rametta. Una conclusione avversata dal pm Duò, che ha parlato di illogicità nel ritenere che esista una responsabilità generica di altri medici ma non di chi è stato presente in fasi rilevanti ed era il responsabile del reparto. Inizialmente, fra l’altro, erano stati indagati sette medici, ma dopo la chiusura delle indagini è stato imputato solo il dottor Rametta. Anche gli avvocati dei genitori e dei nonni, costituiti parte civile, Cristiano Violato e Federico Soattin, hanno contestato le conclusioni dei periti e hanno puntato il dito sul fatto che, nonostante il piccolo fosse stato ricoverato per ulteriori accertamenti, nessun esame è stato poi eseguito dopo l’ecografia e l’analisi del sangue, subito dopo il secondo accesso in ospedale, il 9 gennaio, dopo che già il 7 il piccolo si era presentato al pronto soccorso con un forte mal di pancia, ma era stato dimesso dopo un clistere. «Bastava una banale radiografia per capire che non si trattava di gastroenterite ed era stato lo stesso Rametta ad aver eseguito l’anamnesi del piccolo, rilevando la precedente operazione di appendicectomia, che è proprio indicata come una delle prime cause di occlusioni». Di segno opposto l’arringa dell’avvocato Alessio Cervetti, che assiste l’Ulss, chiamata in causa come responsabile civile, che ha escluso la responsabilità di Rametta, e quindi, in questa sede, anche dell’azienda sanitaria.
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