“Tosca” al San Carlo, dà forfait ​il divo russo premiato da Putin

“Tosca” al San Carlo, dà forfait il divo russo premiato da Putin
di Donatella Longobardi
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Lunedì 18 Aprile 2022, 23:02 - Ultimo aggiornamento: 20 Aprile, 13:14

Dopo la sosta pasquale, il San Carlo riapre domani alle 20 con «Tosca» nell’edizione proposta al lirico nel 2020 con la regia di Eduardo De Angelis, al suo debutto nella lirica. Sul podio il direttore musicale uscente Juraj Valcuha, nel cast molte novità. Accanto all’annunciata diva ucraina Oksana Dyka come Floria Tosca, da registrare il ritorno, dopo il successo con «Otello» a novembre, di Jonas Kaufmann che sarà Cavaradossi nelle tre repliche di aprile (23,27,30), mentre il 3 maggio sarà sostituito da Antonello Palombi. Inoltre Sergio Vitale sarà il Sagrestano e Gabriele Viviani vestirà i panni del perfido Barone Scarpia. Saltano dunque l’annunciato Cavaradossi di Piero Pretti e (per Covid, dicono in teatro) l’atteso debutto napoletano di Ildar Abdrazakov, celebre basso-baritono russo premiato da Putin nel 2021 con il titolo di «honored artist of the russian federation» come direttore artistico dell’Elena Obraztsova International Academy of Music. Un cantante che nonostante le tante prime alla Scala attualmente è ritenuto forse troppo legato alla madrepatria per esibirsi in occidente e, perlopiù, in una parte di «cattivo» accanto a una soprano diplomata a Kiev.

Ma tant’è. Paolo Vettori riprende la regia sulle scene di Mimmo Paladino, i costumi di Massimo Cantini Parrini e le luci di Cesare Accetta. E non mancherà la presenza sexy dell’attrice-modella Lola Bello, una marchesa Attavanti in carne, ossa e parrucca bionda che staziona mezza nuda su un piedistallo per tutta la durata del primo atto. 

Ad assicurare continuità col cast del debutto di questo allestimento, c’è Francesco Pittari che torna tra i protagonisti del capolavoro pucciniano nei panni di Spoletta, l’agente che assicura alla giustizia il pittore legato alla sfortunata repubblica romana: «E sarà la mia trentottesima produzione di “Tosca”», racconta il tenore salernitano, spesso in scena in teatri come la Scala, il Covent Garden o l’Arena di Verona. 

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È così, Pittari?
«La mia è una scelta precisa.

Forse potrei affrontare ruoli di primo piano in teatri meno illustri. Preferisco far bene parti ritenute secondarie, quelle che Verdi definiva di “comprimari” ma che Puccini nelle sue opere tratta molto bene. Sono ruoli che lasciano il segno, per i quali occorre la voce giusta e la giusta capacità interpretativa, spesso in poche battute ci si gioca tutto».

Lei ha all’attivo una prima alla Scala nei panni di Uldino in «Attila» proprio al fianco di Abdrazakov. Canta molto spesso come Pong in «Turadot» e Arlecchino in «Pagliacci». Ma Spoletta è un suo must.
«In effetti ho cantato questo ruolo al fianco di tutti i più grandi Scarpia degli ultimi tempi, anche a Salisburgo diretto da Zubin Mehta. Penso ad esempio a baritoni come Ludovic Tézier, Ambrogio Maestri, Claudio Sgura, Renato Bruson, Sylvano Caroli. Da ognuno di loro ho imparato qualcosa, a tutti ho rubato qualche idea, qualche dettaglio da mettere in evidenza. Il mio Spoletta non è mai lo stesso, è sempre nuovo».

In che senso?
«Certamente è un cattivo, nella vita è molto lontano da me. Fin da quando ero ragazzo ho amato recitare, anche per questo mi sono dedicato all’opera. Guardavo i film di Chaplin per capire i meccanismi dell’attore. Gigi Proietti mi svelò il segreto di “bucare” la scena. Così mi piace costruire il personaggio nei piccoli dettagli. Mi riprendo con una telecamerina per studiare i movimenti. Ora, in particolare ho curato il modo di camminare per l’uscita con Sciarrone e l’uso della pistola. Spoletta sospetta subito di Cavaradossi, capisce che nasconde qualcosa, anche se a condannarlo è Scarpia che suscita la gelosia di Tosca».

La prima volta?
«A Napoli, all’Arena Flegrea, diretto da Daniel Oren».

La più interessante?
«Forse una “Tosca” per la regia di Hugo De Ana all’Arena di Verona, uno spettacolo monumentale ma anche ricco di dettagli interessanti. Ad esempio: Cavaradossi ride e si tradisce, Spoletta lo porta subito in caserma. In fondo spesso in miei personaggi non hanno un’aria, però hanno tanto carattere e restano impressi nella memoria del pubblico».

E in futuro?
«Continuerò su questa strada. Sono un professionista, amo la musica, sono richiesto personalmente da importanti direttori come Chailly o Mehta. Anche il rimpianto Nello Santi mi voleva nei suoi spettacoli. Questo tipo di attività, tra l’altro, mi consente di tornare più spesso in famiglia, a Salerno, al Torrione, da mia moglie e dai nostri tre figli. Il più grande ha 9 anni, studia corno francese e ha vinto numerosi premi e borse di studio, la seconda vorrebbe suonare l’arpa ma per il momento fa pianoforte, il più piccolo ha solo un mese e mezzo, ma per me è importante che anche lui possa studiare musica e formarsi su uno strumento. Anche io iniziai così, poi scelsi il canto. Il primo a darmi fiducia fu Vaccari proprio a Salerno, al teatro Verdi, mi fece interpretare Malcolm in “Macbeth”. Non è un caso se in questo teatro io torni sempre con molta emozione: presto mi ascolteranno in “Adriana Lecouvreur” e in “Turandot”: il gioco delle maschere è un momento che induce al sogno, ho in mente qualcosa».

Alla prima sarà presente la presidente della Repubblica Slovacca, Zuzana Čaputová, che siederà nel palco reale con due suoi ministri. 

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