Decisivo, nel corso di questi mesi, il lavoro della sezione di polizia giudiziaria della polizia municipale di Napoli, agli ordini del capitano Giuseppe De Martino, un reparto non nuovo ad operazioni di questo tipo. Ricordate cosa avvenne lo scorso ottobre in pieno centro storico? Via Fondaco a Vicaria Vecchia, sono ancora gli uomini della pg di via De Giaxa ad arrestare un 42enne ghanese (si chiama Mahamed Alì Tahiru), trovato in possesso di 7500 documenti falsi, molti dei quali appesi alle pareti delle stanze di quell'insospettabile basso. Oggi un altro immigrato in cella, ancora per fatti legati al terrorismo di matrice islamica. Non è nuovo «Zidane» a queste vicende: furono i carabinieri del Ros, dodici anni fa ad ammanettarlo, a metterlo sotto inchiesta. Ha scontato una lunga condanna, è tornato libero, rimettendosi all'opera con documenti e marche da bollo.
Un caso che è stato immediatamente segnalato al pm Raimondi della Procura di Torre Annunziata, anche se è logico pensare che ora il fascicolo finirà anche all'attenzione del pool antiterrorismo della Procura di Napoli, guidato dal procuratore aggiunto Rosa Volpe. Difeso dal penalista Stefano Zoff, ora Khemisti Ahmedi proverà a raccontare la propria versione dei fatti nel corso dell'interrogatorio di garanzia. Centinaia di documenti, dunque: erano nascosti nella cantinola della villetta presa in fitto in quel di Poggiomarino (in via Salvatore Di Giacomo), i numeri sono impressionanti. Facciamo qualche esempio: sono stati censiti qualcosa come 181 titoli di viaggio per stranieri «non compilati in copertina verde», in uno scenario investigativo che ipotizza solidi e costanti contatti tra «Zidane» e la Sicilia, principale regione italiana interessata dagli sbarchi di immigrati.
Resta per il momento top secret tutta la trama di rapporti che l'algerino ha costruito nella zona della Ferrovia di Napoli, sempre alle prese con traffici ritenuti di interesse per gli apparati di intelligence sul fronte antiterrorismo. Ancora un campanello d'allarme, ancora una conferma su questo settore. Venti giorni fa è stata la Procura di Gianni Melillo a chiedere e ottenere gli arresti di un cittadino gambiano, il 21enne Alagie Touray, incastrato da un video mandato in Libia dal centro di accoglienza di Pozzuoli nel quale era ospite da mesi: un video in cui pronunciava in arabo la propria adesione all'Isis, in vista di un probabile attentato alla guida di un'auto lanciata contro la folla. Oggi la notizia dell'arresto di «Zidane», nuova conferma della centralità logistica del nostro territorio per azioni di supporto al terrorismo di matrice islamica.
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