In aula il calvario di Fortuna
la mamma: voglio piena luce

In aula il calvario di Fortuna la mamma: voglio piena luce
di Marco Di Caterino
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Martedì 8 Novembre 2016, 00:04 - Ultimo aggiornamento: 13:12
Marco Di Caterino E venne il giorno del giudizio per gli orchi del Parco Verde. Trenta mesi dopo la tragica morte di Fortuna Loffredo, la bimba abusata e uccisa per essere stata scaraventata dal vuoto dell'Isolato 3 delle palazzine popolari Iacp del Parco Verde, questa mattina alle 9 prende il via il processo presso la Quinta Sessione di Corte di Assise di Napoli, presieduta da Alfonso Barbarano, con giudice a latere Elisabetta De Tollis. Sul banco degli imputati Raimondo Caputo, detto «Titò», accusato di aver violentato e ucciso Fortuna e di aver abusato delle tre bambine della sua ex convivente Marianna Fabozzi. La donna, invece, è chiamata a rispondere in concorso con Titò degli abusi commessi da questo orco sulle sue figlie, e in particolare su quella più piccola, che pur portando il cognome dell'ex marito di Marianna Fabozzi è risultata essere la figlia naturale di Raimondo Caputo.

Sull'ex convivente dell'orco, il personaggio più enigmatico di questa storia orrenda, pende anche un'altra inchiesta. Qella della Procura di Napoli sull'omicidio del figlioletto, il piccolo Antonio Giglio, morto in circostanze analoghe a quelle di Fortuna: il bimbo precipitò nel vuoto dal settimo piano dello stesso Isolato 3, la sera del 27 aprile del 2013. La morte di Antonio fu al momento classificata come fatto accidentale, e la mamma, Marianna Fabozzi, indagata per culpa in vigilando e omicidio colposo. Poi le analogie con il delitto di Fortuna e il coinvolgimento della mamma e di Titò nell'inchiesta sulla morte di Chicca così affettuosamente era chiamata Fortuna hanno indotto qualche mese fa i pm di Napoli a procedere per omicidio volontario. Quello che si prospetta sarà un processo da stomaco forte, perché sotto la luce cruda del dibattimento verranno ascoltate - solo in audio - i racconti delle violenze subite ad opera di Titò dalle tre figlie di Marianna Fabozzi, registrati durante le udienze dell'incidente probatorio. Testimonianze sconvolgenti. Il racconto delle terribili minacce con cui l'uomo accompagnava l'ordine di non dire a nessuno quello che aveva fatto la mattina del 24 giugno del 2014, quando volendo soddisfare le sue immonde voglie ancora una volta sulla piccola Chicca, a una più decisa e ferma reazione della bambina l'afferrò di peso e la scaraventò nel vuoto, come uno straccio qualsiasi. Sarà, è facile immaginarlo, anche un dibattimento all'arma bianca. L'accusa è sostenuta dal procuratore aggiunto Domenico Airoma con il pm Claudia Maone della procura di Napoli Nord, diretta dal procuratore capo Francesco Greco, che ha risolto il caso, onorando così la memoria di Federico Bisceglia, il pm che aveva in mano l'inchiesta e che morì in un incidente stradale. Nella lista dell'accusa ventotto testimoni, escluse le tre bambine che accusano Titò.

Testimonianze in aula che invece saranno richieste dall'avvocato Paolino Bonavita del foro di Nola, difensore di Raimondo Caputo, che oltre a portare in aula una decina di testimoni a difesa è intenzionato anche a chiedere una perizia neuropsichiatrica infantile, per accertare l'attendibilità delle bambine che accusano il suo assistito. Domenica Guardato, la mamma di Fortuna, si è costituita parte civile, assistita dall'avvocato Gennaro Razzino. Oggi sarà in aula e chiede che sia fatta giustizia a tutto tondo: «Non è solo Caputo il colpevole, si deve indagare a fondo», sottolinea gettando nuove ombre sull'operato di Marianna. Anche Angelo Pisani, legale di parte civile per il papà di Fortuna Pietro Loffredo, chiede che il processo non fermi le indagini: «Il caso non è chiuso e non sono state evidenziate altre responsabilità che invece esistono». Fortuna venne trovata agonizzante, senza un sandaletto ai piedi, sul selciato del lato nord del cortile dell'isolato tre, nel Parco Verde di Caivano, il 24 giugno del 2014. Morirà qualche minuto dopo il ricovero in ospedale. Un anno prima, sul lato ovest, si era schiantato Antonio Giglio, morendo sul colpo. L'autopsia rivela che la piccola aveva subito «violenze sessuali croniche», cioè ripetute nel tempo. L'ultima appena due settimane prima della morte. Gli inquirenti piazzano cimici ambientali in tutto l'isolato. Tra settembre e dicembre del 2014 viene arrestata una coppia di coniugi per abusi sulla figlia 13enne. L'uomo è quello che soccorse Fortuna senza aspettare la mamma della bambina. Dicembre 2015. Domenico Caputo e Marianna Fobozzi (lui in carcere, lei ai domiciliari) vengono arrestati. Titò per gli abusi sulle figlie di Marianna, la convivente per culpa in vigilando. Le tre bambine sono affidate a una casa famiglia. Qui, grazie al lavoro di due esperte psicologhe, poco a poco rivelano gli orrori subiti. Racconti precisi e delineati anche nei dettagli più scabrosi. La svolta il 20 aprile del 2016. Il gip del Tribunale di Napoli nord, Alessandro Buccino, emette un'ordinanza di custodia cautelare in carcere per Raimondo Caputo, quale assassino di Chicca, e dispone i domiciliari, per concorso negli abusi alle figlie, per Marianna Fabozzi. Due mesi dopo, nel corso delle udienza per l'incidente probatorio, le piccole confermano: «È stato Titò a uccidere Chicca». L'accusa terribile rompe la convivenza con Marianna, e Titò la accusa di essere la carnefice di Fortuna e del figlio Antonio. Da oggi Fortuna chiede giustizia in aula.
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