Coronavirus a Napoli, il nuovo ospedale apre in otto giorni: un'area solo per i tamponi

Coronavirus a Napoli, il nuovo ospedale apre in otto giorni: un'area solo per i tamponi
di Maria Pirro
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Sabato 11 Aprile 2020, 10:00

Operai al lavoro e cantiere aperto anche la domenica della Pasqua blindata, del «restiamo a casa», per allestire la maxi terapia intensiva davanti all'ospedale del Mare, ai tempi del coronavirus. Quarantotto i posti letto nei moduli integrati pronti entro sabato 18 aprile, secondo cronoprogramma, ma da attivare all'occorrenza, non obbligatoriamente già la prossima settimana. E, nel parcheggio della struttura sanitaria, a Ponticelli, è questa un'altra novità, presto potrebbe essere creata un'area per eseguire i tamponi ai napoletani che sospettano di aver contratto la malattia: all'aperto e gestita dal personale Asl che oggi provvede esclusivamente a domicilio. Chiaro l'obiettivo di accelerare, rivalutando la formula dei test in strada adottata prima nell'hinterland partenopeo, in considerazione dell'enorme richiesta, in parte dovuta anche all'effetto panico scatenato dalla pandemia. «Per filtrare gli Sos, dando risposta alle necessità reali e urgenti di diagnosi e cura, la procedura per accedere agli accertamenti dovrà sempre essere attivata, per tutti i pazienti, dai medici di famiglia e dai pediatri di libera scelta, attraverso la nuova piattaforma informatica», puntualizza il manager Ciro Verdoliva, che indica dettagli su scadenze e progetti in corso. Costo complessivo dell'operazione: 7,7 milioni.
 

 

«Lunedì in albis completeremo i lavori per i primi 48 posti, il giorno successivo pulizie al via», spiega il direttore generale dell'Asl, che aggiunge: sempre martedì, con una settimana di anticipo, arriveranno 20 autoarticolati da Padova, dopo i 54 tir accolti con gli applausi in città. «Ultimeremo così la posa in opera per i restanti 24 posti, mercoledì 14 aprile inizieremo l'allestimento degli altri. Con arredi e apparecchiature. Per sabato prossimo, i primi 48 letti potranno entrare in funzione, ma verranno attivati solo se quelli già disponibili nei Covid Hospital saranno tutti occupati, procedendo per moduli da 12», chiarisce Verdoliva. È il «suo» modo per evitare di avere reparti nuovi ma vuoti, come sarebbe accaduto ieri: 80 i degenti ricoverati in rianimazione nell'intera regione per 180 posti dedicati, dunque cento sono rimasti liberi. Averne di inutilizzati, in aggiunta, avrebbe aggravato soltanto le spese anche per il personale che scarseggia e viene reclutato anche ricorrendo all'autoconvenzionamento, la formula di lavoro straordinario prevista per i medici. «Un punto critico del sistema restano le carenze in organico», ragiona Giuseppe Galano, presidente del sindacato Aaroi Emac in Campania, responsabile del 118 e componente dell'unità di crisi regionale sul coronavirus. «In particolare - spiega - mancano 100 anestesisti e rianimatori, super specialisti che non si formano in pochi giorni. Occorre attingere dalle graduatorie aperte, ad esempio al Moscati e al Cardarelli, e fare di più per coinvolgere i pensionati. Tra loro, le adesioni in città si contano sulle dita delle mani. Perché, è importante ribadire, non si può assolutamente ritenere superata l'emergenza».
 

Dopo i centri di riabilitazione, il governatore Vincenzo de Luca punta a riaprire gli ambulatori. A fine aprile, ma con una nuova organizzazione. Trasferendo cioè le attività soprattutto nei distretti sanitari dagli ospedali, facendo leva sulla crisi per affrontare anche altri problemi. In questo caso cronici. Più lunghi, invece, i tempi per la ripresa degli interventi programmati. 

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