Oggi, durante il processo all'uomo di fiducia di Raffaele Cutolo a Castellammare e ad altri cinque imputati, il pm Giuseppe Cimmarotta ha prodotto la lettere firmata da Assunta Maresca, la celebre Pupetta nota come «lady camorra» per il suo passato prima da moglie di un boss, poi da killer per vendicare l’uccisione di suo marito, ma divenuta anche attrice e cantante per la sua bellezza e la sua voce. Giovanissima miss stabiese, negli anni ‘50 la sua bellezza conquistò il boss emergente Pasquale Simonetti, alias «Pascalone ‘e Nola». Il loro matrimonio – celebrato il 27 aprile 1955 – durò quattro mesi, perché Simonetti fu ucciso in un agguato a Ferragosto. Il giorno dopo, armata, la giovanissima vedova – incinta al sesto mese – andò a cercare il mandante di quell’omicidio, il loro testimone di nozze Antonio Esposito detto «Totonno ‘e Pomigliano», e lo uccise. Una vendetta che le costò l’arresto e la condanna a 13 anni di carcere per omicidio, con l’attenuante per la provocazione. La sua storia è stata raccontata anche da un fiction.
Intanto, ormai 80enne e lontana da quegli ambienti, anche lei si sarebbe rivolta ad Adolfo Greco per ottenere un lavoro per il figlio, nonostante il suo clan all'epoca era rivale dei cutoliani. Nella lettera trovata dai poliziotti in casa Greco c'erano anche le lamentele di Pupetta Maresca per non essere mai stata ricevuta da Greco, da un anno detenuto nel carcere di Secondigliano e da diverse udienze assente in videoconferenza.
Greco, oltre ad essere vittima del racket di quattro clan di camorra, è accusato di due episodi di estorsione. In uno dei casi avrebbe imposto l'assunzione di un parente del boss Paolo Carolei, elemento di spicco del clan D'Alessandro, dopo la visita dei fratelli.
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