La pesca marchigiana in via d’estinzione: «Costi e vincoli assurdi, così chi si imbarca più?»

Micucci, Fedagri Marche: «Servono incentivi e aiuti al reddito. Basta vessazioni dall’Ue» Abbandono della professione al 30%. E ora ci si mettono pure i danni dalle specie aliene

La pesca marchigiana in via d’estinzione: «Costi e vincoli assurdi, così chi si imbarca più?»
di Véronique Angeletti
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Lunedì 29 Aprile 2024, 05:20 - Ultimo aggiornamento: 15:27

ANCONA La scorsa settimana al Seafood Expo Global di Barcellona, la più grande esposizione mondiale ittica, il Brodetto di Fano, anzi il Brodetto Fest (evento curato da 20 anni dalla Confesercenti) è stato il vessillo della filiera della pesca marchigiana. Anche perché «si tratta di un piatto - ha dichiarato l’assessore regionale Antonini, in presenza del Ministro Lollobrigida - che partendo da profonde tradizioni, dalle storie dei pescatori e di luoghi tra loro distinti, arriva fino alle tavole». Una sottolineatura che fa del brodetto declinato al plurale da Fano a San Benedetto un piatto simbolo.

Il cibo della tradizione

Innanzitutto, perché mette ben in evidenza la biodiversità del nostro tratto Adriatico - sono be 13 le varietà che entrano nella preparazione - ma più di tutto valorizza il pesce pescato fresco.

Un comparto fondamentale, quello ittico, per la nostra economia, rappresentato da 750 imbarcazioni, 601 imprese, 96 allevamenti di crostacei, molluschi e pesce. Operatori e centri di trasformazione su cui si concentreranno i fondi europei Feamp 2021-2027, manovra che nella programmazione regionale vale 32 milioni. «Ma da sole non potranno risolvere le gravi difficoltà del comparto» interviene Giuseppe Micucci, responsabile pesca della Fedagri Marche. Cita il problema della redditività, la volatilità del prezzo del gasolio, i costi in aumento, i prezzi d’acquisto del pesce all’ingrosso rimasti pressoché invariati questi ultimi 20 anni. «Ma quello che è deleterio – denuncia – è che l’Unione europea irrigidisce sempre più i regolamenti, moltiplica i limiti vietando la pesca a strascico entro il 2030, crea costi come l’obbligo di installare telecamere sulle navi».

L’attacco

Un insieme di imposizioni che, nel suo j’accuse, considera «esageratamente vessatorie» e che portano a non investire, con conseguente invecchiamento della flotta e all’abbandono della professione. Calo stimato del 30% dal 2014. «Stanno considerando – incalza - il pescatore come un predatore dell’ecosistema mentre è il primo ad avere interesse che il mare sia ricco di pesce, non inquinato, a sottoporre tutto il suo pescato ad una serie di controlli da parte delle autorità sanitarie a differenza del prodotto importato che va sottoposto alle verifiche a campione». Denunce della Federagri pesca marchigiana che chiede più presenza dei futuri eletti al Parlamento europeo. «Perché l’Italia - spiega Micucci - deve rafforzare il suo ruolo nei servizi della Dg Mare della Commissione europea puntando a ricoprire posizioni apicali».

Le richieste

L’associazione marchigiana chiede inoltre al governo decisioni immediate come incentivi (anche attraverso la decontribuzione) per la riassunzione di personale che perderà il lavoro perché imbarcato su unità che andranno demolite, crediti d’imposta per compensare l’aumento dei costi e la stagnazione del valore di produzione. Aiuti maggiori al reddito per i danni creati dalle specie aliene come il granchio blu o la vongola filippina.

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