«Non spiamo giornalisti»
Gli israeliani rescindono
il contratto sullo spyware

Il Consiglio dei ministri riunito a Palazzo Chigi
di Valeria Di Corrado
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venerdì 7 febbraio 2025, 01:35

 “Dacci oggi il nostro spionaggio quotidiano” si potrebbe dire per parafrasare la premier Giorgia Meloni quando, quattro mesi fa, denunciava il boom di casi di dossieraggio. Ieri è stato rescisso il contratto con il governo italiano da parte di Paragon Solutions, l’azienda che produce lo spyware Graphite inoculato attraverso WhatsApp nei cellulari di almeno sette italiani, tra giornalisti e attivisti critici dei rapporti del Governo con la Libia in materia di migranti. A riportare la notizia sono stati il quotidiano inglese “The Guardian” e quello israeliano “Haaretz”, secondo i quali l’Italia avrebbe «violato i termini di servizio e il quadro etico concordato». “Haaretz”, in particolare, ha specificato che Paragon «lavora esclusivamente con entità statali», tra cui l’Fbi negli Usa, e in Italia «con un'agenzia di polizia e un'organizzazione di intelligence». Eppure proprio l’altro ieri Palazzo Chigi aveva smentito un suo coinvolgimento nella questione, «escludendo che siano stati sottoposti a controllo da parte dell’intelligence» i soggetti tutelati dalla legge sui servizi segreti, «compresi i giornalisti». È la prima volta, sostiene il quotidiano “Haaretz”, che l'azienda, fondata da imprenditori israeliani e recentemente venduta a un appaltatore della difesa americano, viene associata a casi in cui «la tecnologia potrebbe essere stata utilizzata impropriamente». I suoi clienti sono governi che dovrebbero usare il software di livello militare, in grado di hackerare smartphone criptati, nel contrasto al crimine. È stata Meta, il colosso americano proprietario di Whatsapp, una settimana fa a rendere noto che il virus è stato usato ai danni di una novantina di persone, «tra cui giornalisti e membri della società civile», in circa 20 Paesi europei.

LE VITTIME
Uno dei sette “spiati” italiani è Luca Casarini, tra i fondatori della ong “Mediterranea saving humans”. «Meta mi ha contattato lo scorso 31 gennaio per comunicarmi che il mio cellulare era stato hackerato già a dicembre. Per sapere da quando precisamente è stato infettato - spiega Casarini - l’ho affidato su consiglio di Meta a Citizen Lab di Toronto, un centro di ricerca indipendente contro lo spionaggio civile e poi lunedì presenterò un esposto alla Direzione centrale della cybersicurezza di Palermo, città in cui vivo». Casarini conosce quattro degli italiani “spiati”: sono attivisti «vicini» a lui, che si occupano sempre di migranti. «Le mie critiche sulla scarcerazione del generale libico Almasri hanno sicuramente contribuito, ma la necessità di spiarmi parte da prima, dalla mia attività con Mediterranea per il soccorso in mare». Tra le vittime del virus informatico c’è anche Francesco Cancellato, direttore di Fanpage, la testata giornalistica online che più di una volta ha pubblicato inchieste sui i partiti della maggioranza. È stato infettato anche lo smartphone di Husam El Gomati, un attivista libico che vive in Norvegia e ha posizioni critiche sugli accordi dell'Italia con il Paese nordafricano per frenare le partenze di migranti.

L'Ue ha definito «inaccettabile qualsiasi tentativo di accedere illegalmente ai dati dei cittadini, compresi giornalisti e oppositori politici».

L’AZIENDA ANTI-SPYWARE
«È solo la punta dell'iceberg, se fossi un giornalista italiano farei un controllo sui miei dispositivi». È quanto ha rivelato John Scott-Railton, senior researcher di Citizen Lab, il laboratorio interdisciplinare no-profit e indipendente che collabora con WhatsApp per stanare Graphite, il software che può infettare un telefono cellulare senza che l'utente ne sia a conoscenza, fornendo all'operatore del virus il pieno controllo e l'accesso alle chat crittografate come Whatsapp e Signal. «Graphite è quello che noi chiamiamo un mercenary spyware - ha spiegato all'Ansa Scott-Railton -, un software di facilissimo utilizzo che, in questo caso, utilizza i cosiddetti “no-click attack”. Non c'è bisogno che la vittima interagisca con lo spyware, che infetta il dispositivo con estrema facilità attraverso falle delle applicazioni. È molto pericoloso anche perché al momento non ci sono protezioni. Whatsapp ha chiuso questa falla, ma ci sono altri vettori usati da Paragon».

È uno strumento usato dagli apparati di sicurezza di tanti Paesi. Anche l'Italia, che però ora non potrà più avvalersene. Il governo riferirà presto al Copasir sull'utilizzo dello spyware da parte degli 007, mentre l'Agenzia per la cybersicurezza nazionale sta interloquendo con lo studio legale Advant, incaricato da Whatsapp, e sta svolgendo tutte le verifiche tecniche sulla vicenda.

LE REAZIONI
Sul piede di guerra l'opposizione, che - dopo il caso Almasri - ha aperto un altro fronte. Avs, Pd ed M5s hanno chiesto ieri in apertura di seduta in Aula alla Camera una informativa urgente del governo sul caso. Il presidente del M5s, Giuseppe Conte, parla di «fatto gravissimo. Che vengano spiati giornalisti in sé è di una gravità inaudita in un sistema democratico, se addirittura l'azienda dice che ha dovuto interrompere il rapporto contrattuale per ragioni etiche, la prima spiegazione del governo non torna. Il governo deve spiegare come e perché c'è stata l'interruzione con Paragon». Stefano Graziano, Vinicio Peluffo, Nico Stumpo e Ouidad Bakkali (Pd) hanno presentato un’interrogazione per chiedere alla premier Giorgia Meloni di chiarire «se anche l'Italia è tra i paesi utilizzatori di tale spyware e perché il telefonino di un giornalista sia diventato target». Enrico Borghi (Iv) vuole sapere «chi sono gli utilizzatori italiani del software di hacking».

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