Paolo Balduzzi
Paolo Balduzzi

​Venti di recessione/ Tutelare gli italiani dai rischi d’autunno

di Paolo Balduzzi
4 Minuti di Lettura
Venerdì 9 Agosto 2019, 00:16 - Ultimo aggiornamento: 10:18
Come in un giallo avvincente, gli indizi ci sono tutti. E sono di quelli che lasciano poche speranze: il mondo sembra prepararsi a una nuova recessione. Corrono gli acquisti di oro e titoli di Stato, classici beni in cui rifugiare il proprio patrimonio in tempi difficili; le Borse si innervosiscono; le banche centrali si preparano a sostenere le economie nazionali e sovranazionali attraverso ulteriori tagli dei tassi.

A causare questi timori, in particolare, sono il riacutizzarsi delle tensioni commerciali tra Cina e Stati Uniti, i dati poco confortanti sulla produzione industriale tedesca, tradizionale locomotiva dell’economia europea, e il perdurare tragicomico dell’incertezza sulla Brexit. 

Insomma, siamo ben oltre i classici «tre indizi che fanno una prova» per dirla come l’inimitabile Agatha Christie, una che di gialli se ne intendeva parecchio. Fortunatamente, l’economia è una scienza sociale: le sue previsioni, sia positive sia negative, vengono spesso smentite e le sue trame risultano meno strutturate e precise di quelle di un giallo. In altre parole, la speranza è che le previsioni degli agenti economici e delle agenzie di analisi non siano confermate. 

Tuttavia, appare comunque ovvio che ogni Paese si dovrebbe attrezzare al meglio per affrontare eventuali situazioni difficili. È il classico periodo, insomma, in cui le economie più deboli ed esposte, come la nostra, avrebbero bisogno di un governo forte e stabile. In altre parole, e per essere espliciti: per il nostro Paese è il momento peggiore. Dal primo giugno dello scorso anno, giorno in cui giurarono i membri del Governo Conte, questo è probabilmente il passaggio più delicato, per la concomitante presenza di un partner in incredibile ascesa (la Lega) e di uno invece in netto crollo (i 5 Stelle). 

La crisi appena aperta da Salvini ci porterà, salvo intoppi parlamentari, dritti al voto. Se Mattarella scioglierà le Camere fra qualche settimana andremo a votare in pieno autunno, quando i venti di recessione, se confermati, potrebbero ormai soffiare fortissimi e quando l’iter per l’approvazione della legge di bilancio 2020 sarà già cominciato. C’è da immaginare che si tenterà di evitare l’esercizio provvisorio. 
Ciò che ci preme maggiormente di sottolineare è la necessità che il governo che uscirà da questa dialettica sia all’altezza delle sfide che i mesi autunnali porranno. Certo, come già abbiamo sottolineato, gli indizi in economia sono ben lontani dal costituire prove inconfutabili. 

Del resto, però, non è possibile basare le sorti di un Paese sulla sola speranza che tutto vada bene. Per tre motivi principali. Il primo è che, se si guarda alla storia dello sviluppo economico mondiale, le recessioni prima o poi semplicemente accadono e il meccanismo di crescita si inceppa sempre. Ogni Paese deve quindi essere pronto tanto ad affrontare le emergenze quanto a prepararsi alla loro eventualità; per esempio, costruendo uno stato sociale adeguato per le necessità e le caratteristiche della propria popolazione. Da questo punto di vista, un meccanismo temporaneo di tamponamento della povertà e della disoccupazione come il reddito di cittadinanza va benissimo; ma, al contempo, è necessario che nelle fasi di ciclo favorevole si accumulino risorse così da poter utilizzare più liberamente la leva del bilancio in fase anticiclica. 

Quante volte abbiamo infatti scritto che la priorità, quando l’economia andava meglio, era quella di spingere la crescita e ridurre il debito? Il secondo motivo è che l’Italia, anche quando l’economia mondiale va bene, si caratterizza ormai da vent’anni sempre di più come il fanalino di coda del mondo sviluppato. I mali dell’economia italiana (corruzione, tempi lunghi della giustizia, peso eccessivo del debito pubblico, incapacità di programmare opere pubbliche, scarsi investimenti in istruzione, etc.) vanno affrontati e risolti indipendentemente dalla situazione globale. 

E questo può farlo solo un governo dalla prospettiva medio-lunga, non preoccupato da elezioni imminenti, e che sia anche sostenuto da un forte consenso popolare. Il terzo e ultimo motivo è che, recessione mondiale o meno, il conto della prossima manovra di bilancio sarà sicuramente molto salato, dovendo il legislatore recuperare decine di miliardi tanto per evitare l’aumento dell’Iva quanto per finanziare gli altri sconti fiscali promessi.
Lasciamo dunque che chi di dovere risolva l’intricata matassa. Per conto nostro, ci auguriamo che gli italiani vengano sempre tutelati, nel loro lavoro, nei loro risparmi e nella loro prospettiva. E che gli appassionati di gialli possano dedicarsi senza pensieri alle loro meritate letture estive.
© RIPRODUZIONE RISERVATA