Paolo Graldi
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La Capitale che vince / Dalla Ryder Cup una lezione pure per il Giubileo

di Paolo Graldi
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Martedì 3 Ottobre 2023, 01:06 - Ultimo aggiornamento: 30 Dicembre, 11:26

Si può, eccome. Assieme alla squadra dei campioni europei che ha asfaltato gli assi americani dati per sicuri vincitori anche Roma può alzare al cielo, con orgoglio, la Ryder Cup.

Sì, perché l’evento che premia i campioni delle palline in cerca di buche, ha offerto a un pubblico straordinario, sul piatto d’argento di giornate dal clima estivo, uno spettacolo perfetto, sorretto da una organizzazione che ha saputo trasformare il tifo di un pubblico “colorato, fantasioso, appassionato” in gioia pura, condensata in una kermesse di tre giorni indimenticabile, con importanti riflessi sull’economia alberghiera, della ristorazione e dello shopping. 

Appunto, non soltanto per l’esito, che di certo non dispiace, per quella coppa sudata e meritata contro gli altezzosi americani sicuri di stracciare tutti: cinquantamila e forse di più spettatori al giorno intorno alle magiche buche del “campo Marco Simone” hanno risvegliato la voglia, ma si può anche dire la pretesa, di grandi eventi nella Capitale. 

Infatti, si può, anzi si deve. Serve, in sintesi e soprattutto, riuscire a “fare squadra”, come hanno saputo fare gli europei che da sfavoriti hanno portato a casa l’amato oggetto dorato. E allora la Ryder Cup ci dimostra che l’unità degli sforzi e l’intelligenza dei progetti possono fare miracoli: trasformare le praterie punteggiate con 18 buche in straordinari palcoscenici per un grande pubblico di appassionati o anche solo di amanti dei giochi all’aria aperta. 

Da questa vittoria ragionata anche nell’organizzazione bisogna trarre una lezione e gli stimoli per estendere il “brevetto” ad altri campi. Sì, abbiamo i concerti all’Olimpico e qua e là negli spazi concessi, ma possiamo aprire il ventaglio delle idee e delle passioni e lanciare la città di Roma, straordinariamente unica per il suo patrimonio storico, come capitale degli eventi, magnetica attrazione per tutto ciò che è cultura, spettacolo, sport. 
Ma anche, si capisce, per eventi come il Giubileo, che porteranno nella Capitale milioni di pellegrini.

Non basta, però, chiedere di offrire la città. La città ha bisogno di una cura, di una manutenzione, di un’attenzione potenti, decise, determinate. Qualità che non ci sono o scarseggiano. 

Il decoro della Capitale non può essere ferito da squarci umilianti di degrado: la sporcizia, i rifiuti che ristagnano anche nelle vie più centrali, la stazione Termini assediata dal vagabondaggio, taxi introvabili e per di più con un servizio pubblico inquinato da un abusivismo dilagante.

Le istituzioni tutte, da chi amministra arte, cultura e turismo a chi è responsabile della sicurezza di prossimità ma anche i romani senza distinzioni, possono ora accettare la scommessa di un orizzonte di successi, di eventi che dalla cronaca passano alla storia e qualcuno approda nella leggenda di una metropoli senza paragoni. 
Certo, ce ne sono di cose da fare. E però l’idea di usare quella mazza per mandare in buca delle belle idee deve pur avere una possibilità di vincere la scommessa. O per qualcuno va sempre bene così com’è? 
Diciamogli di no.

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