La società non ha seguito il percorso dell'IPO per approdare al New York Stock Exchange, ma ha seguito il percorso della quotazione diretta (direct listin), mettendo in vendita direttamente in Borsa e senza intermediari le proprie azioni con il simbolo SPOT, non una in più né una in meno di quelle esistenti (nessun aumento di capitale è stato pianificato per l'occasione).
Una scelta coraggiosa e rischiosa, dato che in questi casi la società che emette direttamente azioni in Borsa gioca tutto sulla propria notorietà e scommette sul successo del collocamento, dato che, non essendoci intermediari, non esistono neanche consorzi di garanzia e lockupò. Ciò aumenterà anche la volatilità del titolo con possibili e repentine inversioni di rotta, alimentate dai realizzi dei primi acquirenti.
Il debutto di Spotify era largamente atteso, ma il periodo non è dei più propizi dopo la polemica sollevata dallo scandalo Facebook e dal botta e risposta su tematiche relative a sicurezza, privacy e modello di business dal numero uno di Apple Tim Cook e dal fondatore della stessa Facebook Mark Zuckerberg.
Quello di Spotify potrebbe rappresentare il più grande debutto di una società tecnologica dell'anno, con una capitalizzazione attesa sino a 23 miliardi di dollari ed un range di prezzo da 90 a 132 dollari.
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