A cercare di tranquillizzare Francoforte ci prova il ministro del Welfare, Enrico Giovannini: «I rischi sono ben chiari, le preoccupazioni della Bce sono condivise dal governo. Per questo abbiamo introdotto clausole di salvaguardia e c’è un monitoraggio strettissimo sul 2013». Anche Stefano Fassina, viceministro all’Economia, ribadisce l’impegno del governo a rispettare gli impegni sul deficit. «Stiamo facendo tutti gli sforzi necessari» assicura.
RIPRESA FRAGILE
Naturalmente la lente di ingrandimento di Francoforte non sta scandagliando solo il bilancio italiano. Anche altri Paesi - in questo caso per effetto delle deroghe sulle scadenze degli impegni sul risanamento concesse dall’Ue - vedono «accrescere i rischi per la sostenibilità delle finanze pubbliche». Spagna e Portogallo in prima linea. Per cui la Bce ribadisce il suo mantra: «È necessario che i paesi dell’area euro continuino a portare avanti il proprio programma di riforme. I governi non dovrebbero vanificare gli sforzi già compiuti allo scopo di ridurre il disavanzo pubblico e riportare il rapporto debito/Pil su un percorso discendente». Anche perché è vero che la recessione nell’Eurozona finalmente sta per diventare un bruttissimo ricordo: la Bce prevede un calo del Pil dello 0,4% nel 2013 e una crescita dell’1% nel 2014. Ma la ripresa sarà «graduale», l’occupazione resta alta e il recupero del Pil sarà «lento». Meglio non entusiasmarsi troppo, quindi. Siamo di fronte a «germogli molto molto verdi» tiene a sottolineare il presidente Mario Draghi.
E lo stesso bollettino - confermando la cautela sui segnali di miglioramento - ricorda che «finché necessario» continuerà l’«orientamento accomodante della politica monetaria». I tassi resteranno bassi ancora a lungo, di certo questo non è il momento di rendere più oneroso il costo del denaro. Tra l’altro, come è noto, in alcuni Paesi la ripresa sarà ancora più fragile. E l’Italia resta tra quelli con il fiatone grosso. La riprova arriva dagli ultimi dati Istat sulla produzione industriale: a luglio scorso ha fatto registrare ancora un pesante calo, -1,1% rispetto a giugno, -4,3% su base annua. Per il ministro Giovannini, il dato «è peggiore delle attese». Nessuno stupore invece in Cgil, dove il numero uno Susanna Camusso avverte: «Parlare di ripresa è immotivato. Basta temporeggiare sulle strategie per invertire la tendenza».
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