La storia dell'Opera
nei costumi in mostra

La storia dell'Opera nei costumi in mostra
di Rita Sala
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Domenica 9 Dicembre 2012, 14:41 - Ultimo aggiornamento: 14:42
Colori, fogge, atmosfere. Echi d’orchestra, voci. Imprecazioni, rumor di chiodi. Macchine antiche e nuove tecnologie. Ballerini, sipari. Ruote e carrelli. Arieti che sfondano le mura di chiss quali citt. Sfingi di cartapesta. Eserciti interi con armi di latta, comunque terribili e veritiere. Angeli e silfidi, zingari e baroni. Perle finte, rubini all’anilina. Mitrie e corone. In una parola, il melodramma. Il viaggio tra le emozioni che il genere di spettacolo italiano per eccellenza (gli ultimi dati Siae registrano per la lirica l’incremento più considerevole nei gusti del pubblico di tutte le età) continua ad offrire, è stato organizzato dall’Opera di Roma in occasione dello spettacolo inaugurale della nuova stagione, il Simon Boccanegra di Verdi diretto da Riccardo Muti.



ESPOSIZIONE IN PROGRESS



Nei foyer del Costanzi e in quelli del Nazionale (il secondo spazio della Fondazione lirica capitolina), Isabella Biagiotti (direttrice della Sartoria) e Maurizio Varamo (direttore della Scenografia) hanno allestito la mostra Viva Verdi, ovvero Costumi all’Opera - Il Teatro espone i suoi tesori (dal martedì al sabato dalle 9 alle 17; domenica dalle 9 alle 13; lunedì chiuso). «Si tratta - spiega il sovrintendente, Catello De Martino - di una grande esposizione. I costumi sono in tutto centoventi, ottanta dei quali dislocati all’Opera e quaranta Nazionale, tutti tratti da opere verdiane andate in scena al Costanzi dal 1914 ad oggi. Siamo alla prima tappa di un lungo percorso che continuerà nel tempo a titolo dimostrativo. Mi spiego. Da anni sollecitiamo la disponibilità di uno spazio pubblico dove l’enorme patrimonio di costumi di proprietà dell’Opera possa essere valorizzato come merita. Parlo, ovviamente, degli esemplari firmati da grandi artisti, Caramba, Manzù, De Chirico, Guttuso, che andrebbero a costituire, se opportunamente catalogati, revisionati e organizzati in un luogo adatto, un Museo con pochi eguali al mondo. A disposizione dei romani e dei turisti». Ancora: «Le possibili soluzioni logistiche sono molte. Ma, almeno fino ad oggi, nessuna delle promesse si è concretizzata in un’effettiva assegnazione. Così, quasi provocatoriamente, ho voluto con forza la mostra Viva Verdi. E farò in modo, assieme ai settori del Teatro direttamente interessati, che l’esposizione venga riallestita ogni tre mesi su un tema prestabilito, in modo da far ruotare la vastissima disponibilità di costumi del Teatro».



LA SARTORIA



Al Teatro Costanzi, nato nel 1880, è appartenuto fin dagli inizi di un servizio di sartoria. Ma le collaborazioni con prestigiosi laboratori esterni sono state numerose. Di prestigio quella con la Casa d’Arte Caramba (Caramba è lo pseudonimo adottato dal proprietario e fondatore, Luigi Sapeffi) che lavorava per i più importanti teatri italiani e stranieri (la Scala di Milano, la Fenice di Venezia, il Regio di Torino, il Metropolitan di New York...). La sartoria romana può così contare su un repertorio ricco e vario, oltre sessantamila costumi custoditi nel deposito di via dei Cerchi. «Amo ripetere che una simile ricchezza - continua De Martino - che è patrimonio collettivo, non può essere lasciata alle tarme. Deve appartenere a tutti in modo vivo, testimoniare alla luce del sole arte e artigianato legati alla lirica romana. Chiunque visiti la mostra al Costanzi e al Nazionale si rende conto del prezioso lavoro di decenni e decenni che i costumi esposti testimoniano: sapiente elaborazione dei materiali, uso sofisticato dei colori e delle tinture, confezione dei gioielli e delle acconciature, pittura e ricami sui tessuti».

Al lato della Bocca della verità, nella via dei Cerchi, una porta che s’apre su un cortile conduce all’antica fabbrica di pasta Pantanella, edificio industriale il cui fascino «di riuso» è accresciuto dalla vicinanza con le antiche rovine del Palatino. La sartoria dell’Opera vi ha sede dagli anni Trenta. L’ambizione di De Martino è trovare una casa adeguata per gli esemplari firmati che contiene.

Quale, tra quelli individuati, piace di più? «Bè, si era parlato di Villa Torlonia. Trovo sia un luogo ideale, scenografico, capace di accogliere, ambientandoli adeguatamente, i costumi più rari. Anche l’ubicazione sarebbe ideale, a breve distanza da piazza Gigli. È stato menzionato anche uno stabile di proprietà della Regione, dietro il Colosseo. La parola d’ordine a questo punto è: mostra in progress. Ogni tre mesi un’esposizione diversa, fino a quando sarà trovata per i costumi una degna custodia».
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