Amicizia, amore, orgoglio, frustrazione: sono i sentimenti che intridono le 138 pagine di Coriandoli nel deserto (Feltrinelli, 10 euro), romanzo breve e intenso, in cui del gruppo di fisici compaiono per la prima volta le figure meno note. Quelle schiacciate nell’ombra di Fermi. «Il libro - spiega la stessa autrice - vuole essere prima di tutto un omaggio a un uomo che è stato schiacciato dal peso di un genio».
«Ho vissuto all’ombra. Che è molto peggio del buio. Il buio ti riposa. L’ombra ti illude. Ti uccide. E’ la tua anima che muore nell’ombra. Le tue fantasie. Le tue certezze. Ma non te ne accorgi. Non puoi. Hai accanto una luce che acceca e alla fine ti convinci di poter brillare anche tu». E’ il 1969 e Persico è in un letto di ospedale, affetto da un male sconosciuto, che tale rimarrà fino alla fine. Da quando Fermi, per regolare il flusso di neutroni, sostituì la paraffina al piombo, creando per la prima volta elementi radioattivi stabili, sono passati 35 anni. Da una stanza bianca, semisospesa nel tempo, Persico traccia un bilancio della propria esistenza.
Tutto riporta al 22 ottobre 1934: il giorno in cui il laboratorio di via Panisperna si è ritagliato un posto nella storia, ma anche il giorno in cui lui ha quasi toccato l’amore totale. Fermi si è preso anche quello, ultimo elemento mancante per compiere la sua scoperta. «C’è l’amore dietro l’energia atomica. Il mio amore. Ci sono io», sospira Persico parlando con se stesso e a Rita, l’infermiera bionda che allieta i giorni all'interno del nosocomio. Fermi provò la bomba nel deserto di Almagordo, nel Nuovo Messico. Tirò in aria dei coriandoli e dal loro spostamento ne misurò la potenza. Il titolo del libro nasce da qui.
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