Gli specialisti della neurochirurgia, infatti, ieri hanno operato il ragazzo per richiudere una parte di quelle aperture causate dalla pallottola che entrò nel cranio, oltre alla «finestra» creata dagli stessi medici per la decompressione cerebrale e ridurre l'edema. Un intervento durato diverse ore, ma riuscitissimo. I camici bianchi hanno chiuso con una protesi la finestra utile per la decompressione. Luigi, che è ritornato a casa poco prima di Pasqua, anche questa volta ha affrontato l'intervento con una grande forza d'animo. Un guerriero, così come viene definito dagli amici più stretti, che con la sua forza di volontà e la bravura di tutti i medici che lo hanno seguito, è riuscito a riprendersi quella vita che gli è stata quasi portata via da colui che è tutt'oggi uno sconosciuto.
La persona che quel pomeriggio del 24 dicembre ha impugnato l'arma ed esploso diversi colpi di pistola, è ancora in libertà. Le indagini ancora in corso coordinate dalla Procura di Napoli Nord con i carabinieri del Reparto Territoriale di Aversa al momento non sono ancora riuscite a darne un nome e un volto. L'unica certezza è che il proiettile che colpì Luigi alla testa arrivò da un punto intorno a via Vicinale Vecchia. Un punto fermo al quale si è arrivati con la consulenza tecnica e balistica di Claudio De Matthaeis. Fin dall'inizio, le indagini si erano concentrate nel triangolo tra via Vittorio Emanuele, dove si trovava il 15enne in compagnia di amici, via Turati e via Vicinale Vecchia.
La consulenza balistica, grazie alle immagini registrate da un telecamera in zona, è riuscita a stabilire anche che il proiettile che colpì la giovane promessa del calcio alla zona auricolare destra era in «caduta», ovvero era stato sparato non da una distanza ravvicinata. Il calibro 9, infatti, che ha attraversato il cranio di Luigi, non ha avuto la forza di uscire. Quel pomeriggio non fu esploso un solo colpo: oltre a quello che colpì il ragazzino, un altro proiettile colpì il parabrezza di un furgoncino bianco che transitava nei pressi di via Vicinale, e sempre in quella zona ne fu trovato un altro nel muro. Una serie di elementi raccolti, i bossoli, l'individuazione del punto da dove sono arrivati i colpi, quei frame in cui si vede la rotazione che compie la testa di Luigi nel momento in cui viene colpito, però, non sono ancora serviti per individuare il responsabile. Un aiuto alle indagini non è arrivato nemmeno dalle testimonianze dei cittadini, nonostante i continui appelli lanciati dal procuratore Francesco Greco in questi quattro mesi.
Ma a Parete sembra che nessuno abbia visto o sentito nulla. Eppure non era un giorno qualsiasi; mancavano poche ore al cenone di Natale e per le strade c'erano tante persone impegnate per gli ultimi acquisti. La famiglia di Luigi, riunita ancora una volta nel reparto di neurochirurgia, spera ancora in un risveglio di coscienza di qualche loro concittadino.
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