Giorgio Ursicino
MilleRuote
di Giorgio Ursicino

Ferrari bestiale: la SF-75 domina a Melbourne, uno stratosferico Leclerc tenta la fuga Mondiale

Charles Leclerc sul podio di Melbourne
di Giorgio Ursicino
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Lunedì 11 Aprile 2022, 12:07 - Ultimo aggiornamento: 20:43

Una domenica bestiale. Un Ferrari bestiale. Così Charles Leclerc ha definito la sua Rossa appena sceso dall’abitacolo. Forse, il giro capolavoro per acchiappare la pole ritrova una dimensione più “umana”: con un’astronave simile imprese del genere non sono routine, ma poco ci manca. Il predestinato a Melbourne ha fatto quello che ha voluto. Sapete com’è il puledro: quando tutto fila liscio, non gli piace fare prigionieri. Spazza via i rivali con la forza di un uragano. In più, dopo aver trascorso due anni dietro la lavagna, con il podio che era diventato una chimera, non è facile chiedergli di restare abbottonato. Agli antipodi il principino ha dato letteralmente spettacolo, cancellando l’ipotesi che la Red Bull potesse essere qualche decimo più veloce su quel tipo di tracciato. Niente. Il monegasco e la SF-75 sono fatti l’uno per l’altro, almeno per ora agli avversari non resta che guardare.

La “coppia perfetta” si è involata dalla pole non concedendo nessuna chance. Eppure, a cercare di prendergli la scia ed incollarsi all’alettone non c’era mica uno qualsiasi. Nulla ha potuto il talentuoso campione del mondo Verstappen che spreme le monoposto come limoni senza mai commettere il minimo errore. Charles ha imposto un ritmo infernale da subito, con naturalezza, senza strafare. Era semplicemente più veloce. Un’impressione dolcissima per i ferraristi che hanno già pronte le bandiere per la casalinga Imola. Con una superiorità del genere, difficile restare con i piedi per terra. I ricordi affiorano impetuosi. Come si fa a non pensare alle cavalcate di Schumi vestito di rosso? È meno istintiva ma la similitudine sorge spontanea anche con la Mercedes che poi ha dominato tutta l’era ibrida, lasciando agli altri solo le briciole.

Siamo o non siamo all’alba di una nuova era? Dopo la rivoluzione delle power unit piccole e silenziose, è tornata adesso la moda dell’“effetto suolo”. Ed essere partiti con il piede giusto in questa fase ha sicuramente un valore enorme. Leclerc ha vinto il secondo GP dell’anno, il quarto della sua giovane carriera. Ha bissato il successo del Cavallino di 15 anni fa quando a partire al palo in Australia passando primo sotto la bandiera a scacchi fu Kimi Raikkonen all’esordio con Maranello. Che poi il taciturno finlandese riuscì pure a conquistare il titolo iridato è solo un dettaglio. La supremazia del monegasco è stata totale.

Ha fatto il “Grand Chelem”, una specie di Grande Slam della velocità: pole, giro veloce è vittoria nello stesso gran premio. Un dominio assoluto. Disarmante come il tandem delle meraviglie ha gestito la regia.

Dopo la prima fuga perentoria con le Pirelli “gialle medie”, la SF-75 andava alla grande anche con le “bianche dure”. Altra dimostrazione di duttilità. E di equilibrio meccanico e aerodinamico. Sottigliezze non di poco conto. La safety car, entrata per togliere l’Aston Martin di Vettel incidentata, ricompattava il gruppo e Charles riusciva a mettere una toppa anche ad una ripartenza non impeccabile. Max lo affiancava sul rettilineo senza riuscire a scavalcarlo ed in staccata era costretto a riaccodarsi. Charles di giri veloci ne faceva parecchi, batteva spesso se stesso, a volte segnando tre “viola” in tutti e tre i settori. Il cazzotto nello stomaco finale arrivava all’ultimo giro. Per tentare di strappargli il giro rapido Perez, alle sue spalle ma staccato, aveva fatto raffreddare le gomme, Alonso addirittura montato le rosse su una Alpine da lui stesso definita «da pole».

Niente da fare, a Charles non sembrava vero rispondere e rifilava 8 decimi alla monoposto disegnata da Newey e guidata da Checo. E Verstappen? Per Max si è fatto buio, secondo ritiro in tre gare, sempre per problemi di alimentazione. Alla Honda sembrano tornati gli spettri dell’epoca McLaren. C’è da dire che Max aveva riconosciuto che non c’era niente da fare ed aveva alzato le armi molto prima del guasto. Sainz sembra un pulcino bastonato: con un’auto da doppietta si è impantanato nella sabbia. In una domenica da apoteosi, bisogna pure cercare il pelo nell’uovo.

Si è avuta l’impressione che Carlos abbia sofferto la pressione, amplificata dallo stato di grazia del compagno. È partito con le bianche scorbutiche ad andare in temperatura e, per rimontare in fretta, si è girato. Nella scelta, la squadra non l’ha supportato: chi ha la macchina migliore non serve che sparigli le strategie. Fosse partito anche lui con le gialle non ci avrebbe impiegato molto a mettersi alle spalle del campione olandese. In recupero la Mercedes che ha un’ottima affidabilità e una coppia di eccellenti piloti ieri arrivati terzi e quarti. Russel, ancora davanti ad Hamilton, è quello più vicino a Leclerc in classifica. Scusate se è poco.

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