In Baviera li conoscono tutti. Eppure vengono da lontano. Peterhansel, Sainz ed Ekstrom, tre fenomeni travestiti da gente normale. I tre moschettieri dei raid passano molto del loro tempo nel Sud della Germania. Già da diversi anni. L’avanguardia della Dakar adesso è proprio qui. A Neuburg an der Donau c’è il castello di Audi Sport, l’avanposto più vincente del motorsport mondiale. Qui a plasmare le astronavi per mangiarsi il deserto ci sono tecnici di passione e altre centinaia di ingegneri già impegnati a sviluppare il propulsore della F1 dei Quattro Anelli che verrà realizzata a Hinwil, nella vicina Svizzera, dal 2026. Nella piccola Trebur-Astheim, villaggio all’estremo meridione dell’Assia, c’è invece la sede della Q Motorsport, il team di Sven Quandt e dei suoi figli Thomas e Tobias.
Questo ramo della dynasty Quandt, da sempre legata alla BMW, ha inventato e controlla il team più specializzato nei rally-raid, un equipe da quasi trenta anni impegnata nelle corse che ha vinto più volte la Dakar e numerosi altri raid con vetture di costruttori diversi. La casa di Ingolstadt ha voluto ripetere lo schema vincente di Le Mans dove gli ingegneri di Audi Sport lavoravano gomito a gomito con gli specialisti del Joest Team per portare i capolavori sui campi di gara. Audi non ci ha pensato due volte a dare i galloni del team principal dell’avventura in Arabia a Sven Quandt perché fra le dune e le lande desolate sono pochi a poter vantare la sua esperienza. In questo triangolo di Baviera è facile incontrare il “dream team” che lavora con Sven da prima delle nozze con Audi.
Rappresentanza, visite in fabbrica, test al volante, fino a ripetere all’inverosimile tutti gli interventi meccanici di cui potrebbe aver bisogno la RS Q e-tron E2, un puzzle di oltre 6 mila pezzi.
Stephane, da parte sua, non riesce a calarsi proprio nella parte dell’eroe, è rimasto la persona semplice che era nel 1988 quando partì da Parigi con una Yamaha per puntare la bussola verso il Sahara. Da allora tutto è cambiato, il suo curriculum ed anche il suo conto in banca. Può vantare una sfilza di risultati ineguagliabile. Basta guardare la sua bacheca dove ci sono i trofei della regina delle maratone: 14 vittorie assolute, 6 nelle moto ed 8 nelle auto. Su poco più di trenta partecipazioni, quasi un trionfo ogni due anni. Eppure è facile vedere Peterhansel che parla con interesse del deserto con chi non ha mai visto una duna. Infine c’è Carlos, il papà del ferrarista, il madrileno volante: quest’anno si è messo in testa di vincere dopo aver già festeggiato le 60 primavere...