Depuratori e fiumi inquinati,
24 indagati nel Beneventano

Depuratori e fiumi inquinati, 24 indagati nel Beneventano
di Enrico Marra
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Sabato 17 Luglio 2021, 10:36

Sono ventiquattro gli indagati per l'inchiesta su depuratori e inquinamento dei fiumi. Una indagine che nel mese di maggio dello scorso anno aveva portato all'adozione di una serie di misure da parte del Gip Loredana Camerlengo su richiesta del procuratore aggiunto Giovanni Conzo e del sostituto procuratore della Repubblica Assunta Tillo. Nell'inchiesta sono coinvolti amministratori, dirigenti e tecnici comunali, amministratori, dirigenti e dipendenti della Gesesa, titolari e operai di società, titolari e addetti di laboratori di analisi e tecnici dell'Arpac. Inquinamento ambientale, frode nelle pubbliche forniture, truffa aggravata, gestione illecita di rifiuti, scarichi di acque reflue senza autorizzazione, abuso d'ufficio e falsità ideologico: queste le ipotesi di reato, contestate a vario titolo, dopo gli accertamenti dei carabinieri del Noe e una consulenza tecnica affidata dalla Procura a Giovanni Auriemma.

Nell'elenco degli indagati figurano Giorgia Dora Amato, 33 anni, di Benevento; Domenico Bernando, 53 anni, di Sant'Agata dei Goti; Rosanna Cocozza, 44 anni, di Benevento; Vittorio Cuciniello, 47 anni, di Torre del Greco; Gelsomino De Angelis, 59 anni, di Ponte; Francesco De Laurentiis, 61 anni, di Benevento; Antonio Di Rubbo, 62 anni, di Benevento; Vincenzo Maria Falcione, 46 anni, della provincia di Isernia; Piero Ferrari, 56 anni, di Roma; Carlo Alberto Iannace, 55 anni, di San Leucio del Sannio; Mario Lepore, 37 anni, di Benevento; Gianluca Luciani, 50 anni, di Pietrelcina; Claudio Maraschiello, 41 anni, di Benevento; Antonio Mazza, 43 anni, di Benevento; Michele Mazzarelli, 61 anni, di Faicchio; Giuseppe Melillo, 67 anni, di Vitulano; Massimo Messere, 46 anni, di Paduli; Antonio Pisanti, 44 anni, di Maddaloni (Caserta); Anna Pontillo, 32 anni, di Calitri (Avellino); Piero Porcaro, 58anni, di Ceppaloni; Giovanni Rossi, 48 anni, di Venafro (Isernia); Giovanni Ruggieri, 51 anni, di Castelvenere; Raffale Scarinzi, 58 anni, di Vitulano; Giovanni Tretola, 46 anni, di Sant'Angelo a Cupolo.

Nel maggio scorso gli indagati erano 33 e furono sequestrati 12 depuratori, tutti gestiti da Gesesa: tre a Benevento (Ponte della Tavole, Capodimonte, Pontecorvo), due a Telese Terme (San Biase e Scafa), uno ciascuno a Frasso Telesino (località Arbisti), Melizzano (località Lago), Forchia (località Cagni), Castelpoto (località Portelle), Ponte (via dei Longobardi), Sant'Agata de' Goti (località Reullo) e Morcone (contrada Piana).

Tra gli indagati ci sono anche l'amministratore delegato di Gesesa, fino a gennaio 2019, Piero Ferrari, e il suo successore Vittorio Cuciniello, e alcuni dirigenti della società tra cui Francesco De Laurentis, assistente pianificatore, Giovanni Rossi, responsabile dell'esercizio della rete fognaria, e Giovanni Tretola, responsabile degli impianti di depurazione. Nell'elenco anche il sindaco di Vitulano Scarinzi. Gli indagati sono difesi dagli avvocati Andrea De Sanctis, Emanuela Serrato, Gianluca Attanasio, Tiziana Tarantino, Alfredo Scialò, Marcello D'Auria, Fabio D'Alessio, Umberto De Falco, Federica Ventorino, Viviana Olivieri, Luigi Romano, Ettore Marcarelli, Roberto Pulcino, Antonio Nobile, Salvatore Rubinetti, Antonio Lonardo, Grazia Luongo, Bruno Botti, Mariacarmela Fucci, Dario Vannetiello e Vincenzo Regardi. Gli indagati hanno venti giorni a disposizione per chiedere di essere interrogati o depositare memorie difensive e dimostrare la correttezza del proprio operato e l'estraneità alle accuse mosse nei loro confronti. Poi il pm procederà all'eventuale richiesta di rinvio a giudizio.
LA TESI
Il Gip Loredana Camerlengo aveva sostenuto che «è confermato un inquinamento persistente dei corsi d'acqua da sostanze organiche provenienti da reflui urbani. Dati che riguardano il fiume Isclero, il Calore irpino e il torrente Maltempo. Inoltre presenza diffusa di scarichi delle fogne nei fiumi Calore e Sabato. Inoltre i sopralluoghi avevano accertato che la regolazione dei tempi di accensione e spegnimento dei depuratori erano fissi e non soggetti a continuo controllo». Il Gip, inoltre, aveva negato misure più drastiche, come richiesto dalla Procura, per alcuni indagati, sostenendo che «non vi era il pericolo della reiterazione del reato perché con il sequestro dei dodici depuratori, essi venivano sottratti alla gestione della Gesesa e affidati ad una amministratore giudiziario».
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