Vulci, i segreti degli Etruschi da svelare: riparte la campagna di scavo

I lavori di scavo in corso a Vulci
Da oggi fino al 20 luglio al Parco naturalistico e archeologico di Vulci torna il team di studenti e ricercatori della Duke University, per proseguire lo scavo...

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Da oggi fino al 20 luglio al Parco naturalistico e archeologico di Vulci torna il team di studenti e ricercatori della Duke University, per proseguire lo scavo nell'area del Foro occidentale dell'antica città etrusco-romana.


Il progetto multidisciplinare "Vulci 3000 Project", coordinato da Maurizio Forte, professore di studi classici e arte, Storia dell'arte e visual studies dell'università degli Stati Uniti, tratta il complesso lavoro degli studenti a riportare alla luce gli antichi complessi etruschi che dominavano un tempo l'area a nord di Montalto. Il progetto, che giunge al suo quinto anno, è reso possibile dal Comune, dalla Soprintendenza archeologica del Lazio e dell’Etruria meridionale, e dalla Fondazione Vulci che gestisce il parco stesso.

Al momento gli studiosi stanno interessando le loro ricerche nella zona antistante il "Tempio grande" del Criptoportico, nell'area occidentale del parco. Un minuzioso lavoro di scavo effettuato anche tramite georadar e riprese aeree, che stanno mettendo in luce diverse fondazioni murarie monumentali ed un edificio complesso a nicchie, decorato con marmi pregiati provenienti dall’Africa e dall’Asia Minore. Anche se ancora in fase preliminare, lo scavo archeologico sta evidenziando la presenza di numerosi impianti monumentali e un uso diacronico particolarmente intenso dell’area, presumibilmente da età etrusca a età romana.


Novità dai precedenti scavi archeologici di Vulci, è che l'equipe del professor Forte si concentra su un terreno che in passato ospitava l'antica città, lasciando le tanto indagate necropoli della zona, aprendo così nuovi scenari storici a Vulci. Durante la fase di lavoro si alterneranno diversi specialisti fra scavo e laboratorio che lavoreranno con scanner tridimensionale dedicato ai reperti ceramici. Poi, a scavo concluso, gli archeologi continueranno negli Stati Uniti per lo studio dei dati e la programmazione di una nuova campagna. Al progetto Vulci 3000 Project, in questi anni, ne stanno facendo parte anche università di altri paesi europei. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero