«Vogliamo solo giustizia». Parla la famiglia di Norveo Fedeli, ucciso nel suo negozio in centro

«Vogliamo solo giustizia». Parla la famiglia di Norveo Fedeli, ucciso nel suo negozio in centro
«Vogliamo solo giustizia». La famiglia di Norveo Fedeli, barbaramente ucciso il 3 maggio, non ha perso un'udienza dal giorno che è iniziato il processo in...

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«Vogliamo solo giustizia». La famiglia di Norveo Fedeli, barbaramente ucciso il 3 maggio, non ha perso un'udienza dal giorno che è iniziato il processo in Corte d'Assise. «Abbiamo l'esigenza - affermano - di avere giustizia su una morte troppo violenta e ingiustificabile».


Norveo Fedeli, noto commerciante viterbese, è stato assassinato nel suo negozio. Poco prima della chiusura delle 13 Micheal Pang, ventenne americano da pochissimo nella Tuscia, è entrato nella jeanseria di via San Luca e dopo una serie di transazioni non andate a buon fine ha massacrato Fedeli fino a ucciderlo. Poi si sarebbe cambiato la maglia intrisa del sangue della vittima, avrebbe riempito una busta con maglie e pantaloni che da giorni aveva puntato ed è uscito.

Quel 3 maggio, infatti, non era la prima volta che Pang entrava nel negozio di abbigliamento. Lo aveva già fatto il 30 aprile e ancora il 2 maggio. In nessuna delle occasioni era riuscito a completare l'acquisto, circa 600 euro di indumenti, perché le sue carte di credito e debito non erano più coperte. Fedeli aveva intuito qualcosa. Aveva un sospetto, tanto che aveva fotografato Pang e ne aveva parlato a casa.

«La sua morte - dicono ancora - è stata così cruenta ed efferata che non riusciamo ancora a spiegarci. Speriamo che dal processo emerga la brutale aggressione che è capitata. Noi però cerchiamo solo giustizia. Non cerchiamo nessuna vendetta né un risarcimento». Alcuni particolari sull'assassinio sono già emersi. La polizia scientifica, entrata nel negozio il 3 maggio solo pochi minuti dopo la scoperta del cadavere, ha spiegato alla Corte cosa ha trovato. Non solo forte odore di sangue e tracce ematiche importanti ma anche l'impronta di una scarpa, probabilmente dell'assassino, impressa sulla testa della vittima.


«Il momento centrale dell'intero processo - afferma l'avvocato Fausto Barili, che assiste i familiari di Fedeli - arriverà nella prossima udienza. La testimonianza della polizia scientifica esperta nella tecnica del Bpa chiarirà molti profili dei quale finora, per rispetto della Corte, non abbiamo parlato». L'investigazione giudiziaria, durante la le indagini, si è avvalsa, infatti, anche di un altro importante tipo di analisi, il Bpa ovvero Bloodstain Pattern analysis. La branca delle scienze forensi che ricostruisce la dinamica dell'evento in base alla formazione delle tracce ematiche (macchie di sangue, visibili o latenti) sul luogo del delitto. Queste tracce raccontano una storia, in aula a marzo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero