«C’è un Moai vicino a Viterbo»: è il titolo di un servizio – a firma di Vincenzo Ceniti con le foto di Sergio Galeotti – che...
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«Tutto cominciò trent’anni fa - ricorda Ceniti, console Tci – quando molti Moai dell’Isola di Pasqua (statue in pietra vulcanica locale) venerati dalla popolazione del posto, si andavano deteriorando. Occorreva un’attenzione mediatica del mondo per raccogliere fondi. In Italia, se ne occupò il giornalista Mino Damato, allora conduttore della trasmissione televisiva "Alla ricerca dell’arca" che ne parlò con il suo amico Renzo Anselmi, ai tempi titolare a Vitorchiano di una cava di pietra simile a quella vulcanica dell’Isola, ma più resistente.
In paese venne ospitato per circa un mese un gruppo di indigeni di Rapa Nui e furono loro a realizzare sul posto un Moai e a sistemarlo nella piazza del paese suscitando grande curiosità e interesse. Oggi quella replica unica al mondo, alta oltre sei metri e del peso di 400 quintali, è un’ulteriore attrazione di Vitorchiano, di certo la più inaspettata di tutte».
Il servizio è completato dalla descrizione dei mirabilia del borgo (che si avvale del titolo di “Fedele a Roma”, retaggio delle lotte medievali dell’attuale Capitale contro Viterbo): dall’assetto urbanistico alla casa dove visse in esilio santa Rosa; dalla devozione per San Michele arcangelo agli affreschi nell’ex monastero delle clarisse; dalla presenza delle suore trappiste con il loro punto vendita di marmellate e cioccolate fatte in casa, alla sagra dei Cavatelli. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero