«Docenti con 10, persino 15 anni di esperienza rischiano di rimanere fuori per qualche crocetta». Precari della scuola come alla roulette russa. In palio, però,...
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Un passo indietro: il Miur ha lanciato una serie di concorsi per la scuola. Il totale dei docenti che alla fine delle procedure saranno assunti arriverà a quasi 80mila. Per il ministro Lucia Azzolina “un grandissimo risultato che permetterà di dare stabilità ad un gran numero di docenti e di garantire la continuità didattica dell’insegnamento per i nostri studenti”.
Ma non la pensano così i precari con almeno 36 mesi di servizio, ai quali è destinato il concorso straordinario (quello ordinario, invece, è aperto a tutti, anche a chi non ha mai avuto esperienze lavorative nel mondo della scuola). La selezione permetterà a 32 mila supplenti in tutta Italia, con almeno tre anni di anzianità, di avere una cattedra di ruolo. La prova per i precari è unica, un quiz di 80 domande, che Azzolina vorrebbe tenere ad agosto.
“Metterci davanti 80 domande a cui rispondere in 80 minuti non significa testare il merito. Anzi, questo rischia di portare all’esodo dei precari, non alla stabilizzazione. Per superarlo – spiega Girolami – occorre ottenere un punteggio di almeno 7/10. Chi lo raggiunge, ha la possibilità di ottenere una cattedra, ma solo se rientrerà nel contingente dei posti messi a ruolo. Altrimenti, otterrà solo l’abilitazione”.
Quello che lamentano i precari è la modalità scelta dal Miur per svolgere il concorso: “In questa fase storica così critica, sarebbe opportuno valutare i titoli e i servizi. O, in alternativa, farci sostenere una prova orale. Il quiz a risposta multipla non è un corretto metodo di valutazione: in piena pandemia, ad agosto, sbagliare qualche crocetta rischierebbe – conclude – di pregiudicare il futuro lavorativo di docenti con anni di esperienza alle spalle. Occorre rivedere le procedure. Non ci sono nemmeno i tempi tecnici per il concorso: le domande scadono i primi di luglio, la prova in piena estate per entrare in servizio a settembre. Non è così che vogliamo essere trattati”. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero