Veleni nei noccioleti della Tuscia, l'appello al prefetto

Un noccioleto
Riparte la battaglia contro l’impiego sfrenato e a volte sconsiderato dei pesticidi nei tredici comuni del biodistretto della via Amerina. Non è che in altre parti...

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Riparte la battaglia contro l’impiego sfrenato e a volte sconsiderato dei pesticidi nei tredici comuni del biodistretto della via Amerina. Non è che in altre parti della provincia vada meglio, ma dalla sede di Civita Castellana hanno deciso di alzare di nuovo l’attenzione. E così il presidente Famiano Crucianelli ha scritto una lettera aperta al prefetto Giovanni Bruno per sottoporgli un’emergenza, non nuova, che investe un’area che comprende tredici comuni tra la bassa Tuscia e la zona dei Monti Cimini dove è predominante la coltura della nocciola da qualche anno a questa parte.


«Ci sono alcuni - dice Crucianelli - nelle nostre comunità i quali ritengono che i loro interessi particolari siano al di sopra di ogni regola, e continuano ad ignorare quanto seri e gravi siano i danni che l’uso scriteriato dei pesticidi può causare alla salute dei cittadini e al nostro patrimonio naturale. Tutte le istituzioni devono impegnarsi affinché viga il rispetto delle leggi nazionali, dei regolamenti, delle ordinanze comunali. Chiedo a lei che già in passato ha dimostrato attenzione per questo problema di farsi garante perché ciò accada».
Insomma, si chiede il rispetto delle regole.

Diversi comuni hanno provato a mettere un aumentando i controlli, le regole e anche le sanzioni, come Corchiano, Vignanello, Gallese e Nepi, ma a quanto sembra non basta. «Sono ormai fin troppo numerose le segnalazioni di un uso e abuso dei trattamenti da fitofarmaci nelle piantagioni di nocciole, effettuati senza darne avviso visibile alla popolazione, dunque in contrasto con la disposizione che, nell’imminenza del trattamento, prevede che siano pubblicizzati. Alcuni produttori forse ritengono che dopo il Covid tutto sia permesso. È vero il contrario». 


Per il Biodistretto è inaccettabile che l’interesse di alcuni possa mettere a rischio i beni comuni quali la salute della comunità e dell’ambiente, compromettendo le opportunità di salvaguardia e sviluppo del territorio. Da quanto è stato fondato, il Biodistretto ha svolto un grande lavoro per far rispettare le normative. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero