Dall'Università della Tuscia, una App per la valorizzazione turistica dell'Etruria meridionale

L'abitato etrusco di San Giovenale: un sito da valorizzare
Un turismo di tipo “slow” per valorizzare la provincia di Viterbo. Si fa carico dell’obiettivo il Disucom (dipartimento di scienze umanistiche, della...

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Un turismo di tipo “slow” per valorizzare la provincia di Viterbo. Si fa carico dell’obiettivo il Disucom (dipartimento di scienze umanistiche, della comunicazione e del turismo) dell’Università degli studi della Tuscia con un progetto, dal titolo “Sivala-Net”, coordinato da Marina Micozzi, docente di Etruscologia, in collaborazione con Francesca De Caprio, docente di Storia moderna.

«Il progetto – rivelano le due docenti – intende sviluppare una App mobile che andrà a proporre itinerari turistico-culturali generati automaticamente, in base alle caratteristiche del potenziale visitatore, come ad esempio età, interessi e tempo a disposizione. Ed è proprio la zona dell’Etruria laziale della provincia di Viterbo (meglio nota con Etruria Meridionale, ndc) che è stata scelta come esempio da studiare per comprendere la capacità del sistema di riuscire a valorizzare i siti turistici minori, quelli meno conosciuti al grande pubblico, di cui questo territorio è particolarmente ricco».

«La ricerca – afferma il rettore Stefano Ubertini - ha ottenuto un finanziamento di circa 160.000,00 euro dalla Regione Lazio nell’ambito del bando Dtc – Centro di Eccellenza. Si occuperà di creare dei “Sistemi di valorizzazione del patrimonio culturale Lazio in rete”, in collaborazione con l'Università di Roma “La Sapienza”, e di altri soggetti pubblici e provati».

Nello specifico, Unitus si occuperà della produzione dei contenuti dell’App, mettendo a disposizione del progetto le proprie competenze sul territorio dell’Etruria meridionale. «In collaborazione con le altre università ed enti che partecipano alla ricerca – riferisce Micozzi - l’ateneo selezionerà le località da inserire in un modello campione di itinerario tematico, che integri risorse di vario genere: archeologico, artistico, storico, naturalistico e paesaggistico, presenti in siti ancora poco conosciuti ed attualmente esclusi dai circuiti di maggiore frequentazione turistica».

«Il focus – conclude Di Caprio - è sui flussi di “slow tourism”, una modalità di turismo sostenibile, particolarmente adatto ad un territorio come il nostro che vuole sì attrarre visitatori, ma nel pieno rispetto per l’ambiente, valorizzando il proprio patrimonio culturale e paesaggistico».

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Il Messaggero