Ricettazione e tasse evase, l’ennesimo processo per Giuseppe Trovato

Giuseppe Trovato
Ricettazione e false dichiarazioni al fisco, parte l’ennesimo processo per Giuseppe Trovato. Ieri mattina ammissione prove in videocollegamento col carcere di Nuoro dove il...

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Ricettazione e false dichiarazioni al fisco, parte l’ennesimo processo per Giuseppe Trovato. Ieri mattina ammissione prove in videocollegamento col carcere di Nuoro dove il boss di mafia viterbese è ristretto da oltre due anni. Le contestazioni, principalmente di natura finanziaria, arrivano dopo una lunga e meticolosa indagine delle fiamme gialle, coordinate dalla Procura di Viterbo, che hanno setacciato registri contabili e atti di vendita dei negozi di compro oro di cui Trovato era legale rappresentante.

Tre gli esercizi commerciali finiti sotto la lente della magistratura: quello in viale Baracca, quello di via della Palazzina e quello di via Garbini. Tutti sotto l’insegna di Banco Metalli italiano e da mesi tutti chiusi. L’indagine della Finanza di Viterbo si è sviluppata parallelamente a quella dei carabinieri di Viterbo che a gennaio 2019 hanno portato agli arresti il 45enne di origini calabrese per associazione a delinquere di stampo mafioso. Accusa provata in primo e secondo grado. Tre le imputazioni. La prima è quella di evasione fiscale. Secondo quanto certificato dai baschi verdi Trovato dal 2013 al 2018 avrebbe indicato nelle dichiarazioni dei redditi elementi passivi fittizi. Nello specifico per il 2013 avrebbe evaso 12.820 euro, per il 2014 15.1221, 14.900 per il 2015, 20.265 per il 2016 e 35.680 nel 2017. Per un totale di oltre centomila euro di evasione.

La seconda riguarda il reato più grave la ricettazione. Secondo gli inquirenti Trovato avrebbe compiuto «operazioni tali da ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa dei beni». Nello specifico per evitare l’identificazione dei preziosi ricevuti nei suoi negozi di compro oro avrebbe fatto false annotazioni o compilazioni. Indicando provenienze diverse e utilizzando nomi fittizi per compilare le schede obbligatorie. E questo per cinque anni, dal 2013 al 2018. La ricettazione è legata alla terza contestazione, che riguarda il reato di falso. Per i magistrati viterbesi Trovato avrebbe falsificato le annotazioni obbligatorie dei registri, necessari per le ispezioni.

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Il Messaggero