Test sierologici, il caos è scoppiato. Già da due settimane, nel Viterbese i laboratori privati hanno aggredito un mercato che fa gola: in vista della Fase 2,...
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“Al 30 aprile abbiamo censito 172 laboratori analisi in grado di processare il prelievo venoso dietro prescrizione del medico curante”, ha annunciato ieri l’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato. Ma l’elenco ancora non è pubblico. Lo sarà dopo l’approvazione ufficiale di un provvedimento da parte della giunta. E chi ha fatto sinora il test quali garanzie ha di non aver gettato soldi al vento? Al momento, poche.
Solo da lunedì, infatti, con l’avvio dei test sulle forze dell’ordine e il personale sanitario, entrerà a regime la comunicazione diretta al sistema sanitario regionale. In pratica, mentre queste categorie più esposte verranno sottoposte allo screening da parte del personale delle Asl, i cittadini privati potranno rivolgersi al medico curante e, con ricetta, recarsi nei laboratori privati presenti nell'albo. In caso di risultato positivo, dovranno subito comunicarlo al dottore (ma l’informazione sarà in automatico inviata alla Regione anche dalla struttura) e recarsi entro 48 ore alla postazione drive-in di Belcolle per effettuare il tampone. Se positivo, verrebbero messi in quarantena.
Restano nel limbo i viterbesi che hanno effettuato il test sierologico dall’ultima settimana di aprile a oggi. Solo nel capoluogo, il laboratorio di San Faustino e il Centro polispecialistico Giovanni Paolo I hanno già avviato il servizio. Alcuni Comuni, tra cui Orte, si sono rivolti al centro diagnostico Diana di Vetralla. Quanti sono stati trovati positivi avevano l’obbligo di autodenunciarsi alla Asl. A parole, però. E pochi lo hanno fatto. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero