Viterbo, alle terme invece che al lavoro: indagati tre medici e un’assistente sociale. Subito interdetti dalla professione

La conferenza stampa in Procura - Da sinistra il maggiore Egidio, il comandante Palma, il procuratore capo Auriemma e il procuratore Pacifici
Alla terme invece che al lavoro, interdetti dalla professione tre medici e un’assistente sociale del Dipartimento di psichiatria della Asl. ...

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Alla terme invece che al lavoro, interdetti dalla professione tre medici e un’assistente sociale del Dipartimento di psichiatria della Asl.

 
I carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Viterbo, su disposizione della Procura, hanno dato esecuzione all’ordinanza della misura cautelare, interdittiva della sospensione dell’esercizio di attività sanitarie al servizio di strutture pubbliche, emessa dal gip del Tribunale di Viterbo. Destinatari sono quattro operatori sanitari, tre medici e un assistente sociale in servizio nel dipartimento di salute mentale della Asl. Gli indagati devono rispondere, a vario titolo, di truffa aggrava e falsa attestazione in servizio.

Il provvedimento cautelare – che segue di pochi giorni un altro analogo adottato sulla base delle risultanze investigative dei carabinieri Nas e che vede imputati tre medici di guardia della Asl del comprensorio di Vetralla – scaturisce dalle indagini avviate a dicembre 2017.

«All’epoca – spiega la Procura - l’attenzione degli investigatori venne attirata da un dipendete della Asl, in servizio al dipartimento di salute mentale che, quotidianamente, dopo aver timbrato il badge, attestando falsamente di essere in servizio, si allontanava dalla sede di lavoro per incombenze di carattere personale. Come quella di recarsi, nella maggior parte della volte, presso le terme.

Gli accertamenti – sviluppatisi con un persistente monitoraggio e in stratta collaborazione con la direzione strategia della Asl – sono stati estesi su numerosi altri dipendenti del dipartimento. Da tale attività è emerso, in maniera chiara, che alcuni medici anche con responsabilità di struttura complessa e semplici e altri operatori sanitari si allontanavano arbitrariamente dalla sede di servizio per attendere a impegni personali».
 
Il gip di Viterbo, valutato il quadro indiziario tracciato a carico degli indagati ha emesso la misura interdittiva in questione, pure escludendo in capo a uno degli indagati (responsabile di una struttura complessa) il delitto di truffa aggravata, in quanto non tenuto a osservare un orario di lavoro, ritenendo sussistere solo quello della falsa attestazione in servizio.
 

L’indagine ha riguardato altri operatori sanitari, iscritti nel registro degli indagati, sul conto dei quali sono in corso ulteriori accertamenti. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero