Fatture inesistenti, caporalato e truffe: sfruttati 300 lavoratori

Finanza di Tarquinia
Fatture inesistenti, caporalato, truffe e numeri da capogiro. L’operazione “Cooperative spurie” della Guardia di Finanza ha portato alla luce un sistema ben...

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Fatture inesistenti, caporalato, truffe e numeri da capogiro. L’operazione “Cooperative spurie” della Guardia di Finanza ha portato alla luce un sistema ben collaudato messo in atto da alcune aziende del litorale laziale per truffare l’Inps e mettere in ginocchio i lavoratori. Numeri da capogiro non solo per il giro di fatture inesistenti, pari a 13 milioni di euro, ma anche per i partecipanti del sistema. Sono 29 le persone indagati, 42 le aziende del settore dei servizi implicate e 300 i lavoratori che sarebbero stati sfruttati.

A finire nel mirino della Finanza aziende che improvvisamente si sarebbero trasformate in cooperative con sedi legali e fisiche a Tarquinia, Montalto di Castro, Civitavecchia, Fiumicino, Frascati, Roma, Novara, Campobasso e Anagni. Le indagini, iniziate all’inizio del 2019 e coordinate dalla Procuradi Civitavecchia, sono state sviluppate dalle fiamme gialle della compagnia di Tarquinia attraverso articolati servizi di osservazione, perquisizioni e sequestri, audizioni di decine di operai, esame di migliaia di documenti contabili ed extracontabili, numerosi rapporti bancari ed intercettazioni telefoniche, che hanno portato alla luce un sistema perverso e spregiudicato di sfruttamento di manodopera.

«Il meccanismo - spiega la finanza - prevedeva che i dipendenti di alcune società commerciali, per la maggior parte cittadini italiani da tempo regolarmente assunti, pur continuando a prestare servizio e mantenendo le medesime mansioni, transitassero solo cartolarmente alle dipendenze di società cooperative appositamente costituite, che formalmente li mettevano a disposizione dei datori di lavoro originari mediante la stipula di un contratto di appalto o di distacco fittizio. Tale artificioso passaggio era spesso perpetrato all’insaputa dello stesso lavoratore».

Nello specifico i dipendenti, senza saperne nulla, venivano licenziati da una società per essere assunti da una cooperativa. Il nuovo contratto prevedeva una mansione diversa con salario più basso ma di fatto tutti continuavano a svolgere lo stesso lavoro. Il beneficio generato, perpetrato attraverso l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per 13 milioni di euro, era quello di ridurre illegalmente i costi fiscali e del lavoro, cui conseguivano la massimizzazione dei profitti e vantaggi competitivi sul mercato, consentendo di abbattere il costo della manodopera e di ottenere illeciti risparmi Iva, imposte dirette ed Irap, portando ad un illecito vantaggio complessivo, in termini di tassazione, superiore ai 9 milioni di euro. Le fiamme gialle nel corso dell’operazione hanno perquisito 47 sedi e sequestrato preventivamente immobili, quote societarie e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di 612.000,00 euro quale profitto del reato.

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Il Messaggero