Sebastiano Del Piombo nel museo dei Portici: una scelta «che non funziona»

La Pietà di Sebastiano Del Piombo
Mentre prosegue il rimpallo di responsabilità tra Soprintendenza e vecchia amministrazione, dopo la polemica mossa da Vittorio Sgarbi, nuove critiche giungono per il Museo...

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Mentre prosegue il rimpallo di responsabilità tra Soprintendenza e vecchia amministrazione, dopo la polemica mossa da Vittorio Sgarbi, nuove critiche giungono per il Museo dei Portici anche dallo storico dell’arte Antonio Rocca. L’esperto, da ormai 30 anni a Viterbo, aveva subito esposto i suoi pensieri in merito alla nuova apertura via social, definendola “una scatola semivuota” e “un pessimo regalo di Natale”, raccogliendo numerosi consensi da parte dei viterbesi.

Opere di Del Piombo, sul nuovo spazio piovono critiche. La Soprintendenza: «Tutte scelte del Comune»

“Anche l’idea di inserire la Pergamena del conclave accanto alle opere di Del Piombo non funziona - ci spiega lo storico dell’arte - Non vi è alcun senso, se non quello di puntare sulle cosiddette ‘star’ presenti a Viterbo. Non si può realizzare un museo con questa logica, più da vetrinista che da museologo”. Nella sua personale critica, Rocca paragona più volte il nuovo Museo dei Portici a una sorta di magazzino, che ben poco ha a che fare con le logiche legate alla realizzazione dei musei.

“Il museo è un’organizzazione dotata di un’unità organica costituita da un contenitore e un contenuto - chiarisce Rocca - non è meramente un magazzino di opere a disposizione del proprietario, chiunque esso sia. Una collezione ha una sua storia e ha un perché. Nel caso dei musei civici, questi nascono successivamente all'unità d'Italia per raccontare la storia di una città, o di un territorio, in seguito a quell’atto di rifondazione del Paese. Anche ogni altro museo ha una storia che deve essere rispettata”.

Nel caso specifico dell’ultima opera inaugurata dall’amministrazione Arena, Rocca afferma che sono stati violati due aspetti fondamentali: il concetto stesso di museo e la missione del museo civico. “È stato anteposto un concetto puramente estetico a un concetto storico. Quando nazioni ricche giustificavano l’acquisto di beni provenienti da Paesi poveri affermando che i capolavori sono autosufficienti, l’Italia ha contribuito in modo fondamentale a elaborare un’idea di museo inteso come strumento di tutela e valorizzazione di un intero territorio. Il Museo dei Portici fa scempio di questo concetto”.

Come se non bastasse, la nuova "vetrina", così come la definisce Rocca, avrebbe ulteriormente impoverito il Civico Rossi Dainelli, dimenticato da anni. “Quel luogo andrebbe rivalorizzato, non ulteriormente indebolito - spiega l'esperto - con l'ala rimasta chiusa dopo il crollo tuttora inaccessibile e inutilizzata. Anziché dargli nuova luce, è stata sovrasfruttata quella zona della città dove il turista era già presente. Oltre che a non aver capito niente di museologia, c'è stato anche un evidente problema di strategia”.

Oltre alle critiche Rocca avanza anche una prospettiva positiva per il futuro: “Abbiamo ottenuto nuovi spazi, ora la prossima giunta dovrà pensare una narrazione museale urbana che funzioni, magari insieme a esperti ed enti competenti”.

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Il Messaggero