Scuola, oggi si torna sui banchi alle superiori. Ma gli studenti del Viterbese scioperano

Una manifestazione recente degli studenti
Il Cts ha detto sì. Ieri mattina il Comitato tecnico scientifico, al termine di una riunione convocata d’urgenza dal ministro della Salute, Roberto Speranza, e dal...

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Il Cts ha detto sì. Ieri mattina il Comitato tecnico scientifico, al termine di una riunione convocata d’urgenza dal ministro della Salute, Roberto Speranza, e dal Governo, ha confermato il suo “placet” alla riapertura delle scuole secondarie superiori. Oggi, quindi, si torna in classe. Sono circa 13mila gli studenti del Viterbese coinvolti. Ma in molti hanno deciso di scioperare. Proprio nel giorno in cui il Governo pone un freno alla Dad, gli alunni hanno scelto di restarsene a casa.

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Non tutti, però: la protesta coinvolgerà a macchia di leopardo alcuni istituti e non altri. Il primo ad aprire pubblicamente le danze era stato il liceo delle scienze umane e musicale “Santa Rosa da Viterbo”, lamentando che  “senza un potenziamento della rete dei trasporti pubblici (solo in parte effettuata) e un controllo efficace della permanenza degli studenti nei luoghi di ritrovo esterni alle pertinenze delle scuole”, le soluzioni proposte -  come lo scaglionamento degli ingressi alle 8 e alle 10 – non contribuiranno “all’auspicabile controllo del diffondersi del contagio”.

Oggi, qui gli studenti sciopereranno in massa, così come all’istituto Dalla Chiesa di Montefiascone. Hanno aderito anche alcuni classi del Meucci di Bassano Romano, del Canonica di Vetralla e del Buratti di Viterbo. Dovrebbe invece svolgersi regolarmente le lezioni al liceo Ruffini e all’istituto Orioli, sempre nel capoluogo.

“La confusione è tanta. Al di là della voglia di tornare sui banchi, i problemi sono effettivi. In una città metropolitana – sostiene Maria Antonietta Bentivegna, presidente provinciale dell’Anp, l’associazione nazionale dei presidi – la soluzione dei doppi turni potrebbe anche funzionare, ma non in un territorio come il Viterbese. Da noi, i ragazzi rischiano di arrivare troppo presto rispetto all’ingresso delle 10 e di tornare a casa troppo tardi”.

Bentivegna ribadisce che la scuola è pronta a ripartire: “Dirigenti e docenti hanno lavorato alacremente per mettere in sicurezza il sistema. L’assurdo è che non si è voluto intervenire sul vero nodo: i trasporti. Perché non ci si è rivolti ai privati per aumentare le corse? Perché non si è voluto chiedere sacrifici al servizio pubblico, in un momento in cui tutti siamo chiamati a farne? Trovo veramente incomprensibile – conclude – la modalità con cui si è affrontata la questione: non si è voluto risolvere il problema, piuttosto è stato scaricato sulle scuole”.

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Il Messaggero