Scuola e derivati. Sono i due temi presi di petto ieri dal consiglio comunale. Nel primo caso non è ancora sicuro nulla: la campanella giovedì prossimo non è...
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Sulla riapertura delle scuole duro faccia a faccia tra il capogruppo di Forza civica, Giacomo Barelli, e il sindaco Giovanni Arena. Il consigliere ha ripercorso le dichiarazioni contraddittorie del primo cittadino, mettendole al fianco di quelle del provveditore, del presidente della Provincia e pure dell’assessore Elpidio Micci, secondo i quali si poteva partire tranquillamente con le lezioni.
«C’è stata una gestione dilettantesca del sindaco, una totale incapacità di gestire il quotidiano, perché qui di emergenza non c’era niente. In caso contrario Arena ha il luogo per spiegare con fatti e atti». «Le dichiarazioni delle istituzioni non sono vangelo – è stata la replica - non faccio ordinanze a cuor leggero. Senza giornalisti ho parlato coi dirigenti, preoccupatissimi per il personale, in particolare i collaboratori scolastici, che stanno arrivando col contagocce». Secondo Barelli, allora, «qualcuno non dice la verità».
Poi è toccato ai derivati, un investimento da 25 milioni fatto nel 2006 - uno incardinato con la legislazione inglese, uno con quella italiana - che oggi costa 800 mila euro l’anno di interessi passivi. Lo scopo è quello di metterci una pezza: ora una sentenza della Cassazione a sezioni unite sembra aprire a questa possibilità. A proporre l’ordine del giorno, poi approvato con un emendamento bipartisan, sono stati Alvaro Ricci (Pd) e ancora Barelli. «Fu un’operazione folle – ha spiegato Ricci - dobbiamo ancora andare a pagare 4,2 milioni e la cifra tende ad aumentare. Con questi soldi potremmo accendere mutui ventennali per 16 milioni di euro. Capiamo, poi se non si può fare rinunciamo: in molti casi non arrivano neanche a giudizio, si va a transazione». Dalla maggioranza è arrivata l’apertura a verificare i costi e a valutare tutti gli aspetti. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero