Scorie nucleari, la protesta dei sindaci della Tuscia: «Non saremo la discarica d'Italia»

Scorie nucleari, la protesta dei sindaci della Tuscia: «Non saremo la discarica d'Italia»
Il giudizio più duro è quello del sindaco di Tarquinia Alessandro Giulivi: «Se hanno deciso di cacciarci da casa nostra si sbagliano di grosso. Di costruire...

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Il giudizio più duro è quello del sindaco di Tarquinia Alessandro Giulivi: «Se hanno deciso di cacciarci da casa nostra si sbagliano di grosso. Di costruire una discarica del genere qui non devono neppure pensarlo perché posso garantire una cosa: non li farò dormire la notte. I rifiuti radioattivi se li tiene chi li produce: Tarquinia non è l’immondezzaio d’Italia e non lo diventerà mai”.

Una bomba, la notizia della possibilità che uno degli otto comuni della Tuscia tra Tarquinia, Montalto, Ischia di Castro, Tuscania, Gallese, Corchiano, Vignanello e Canino possa diventare sede del sito di stoccaggio nazionale per le scorie radioattive meno pericolose che l’Italia continua a produrre, (per i materiali più pericolosi è verosimile il ricorso a un deposito sotterraneo consortile fra più Paesi europei), che ha compatto il territorio, pronto a fare fronte comune in tutte le sedi e con ogni mezzo.

«Ho già sentito alcuni degli amministratori interessati per elaborare una strategia univoca di contrasto – continua Giulivi – L’investimento sarebbe un volano per la crescita economia della provincia? La nostra priorità è la tutela del territorio e la salute delle persone. Si tengano i soldi e vadano a proporre l’affare da altre parti. Non accetteremo mai il rischio di far ammalare anche solo uno dei nostri abitanti. Ci stanno provando con l’inceneritore di A2A e ora tornano alla carica con questo mostro. Tarquinia, e anche la Tuscia, non sono merce di scambio».

La voce di Giulivi è la stessa che arriva da tutti i punti della Provincia a cinque aree su ventidue della quale (Montalto di Castro due localizzazioni, Canino-Montalto di Castro, Corchiano-Vignanello, Corchiano) la Sogin ha riservato l’indice ‘verde smeraldo’, tradotto: gradimento massimo, pur non indicando nella carta diffusa nella ore scorse e tenuta dal 2015 sotto riservatezza assoluta con minaccia di sanzioni penali per chi ne rivelasse dettagli, il luogo preciso della costruzione del sito.

 «Sul patrimonio naturale abbiamo scommesso. Per noi è una priorità e non accetteremo di diventare un pattumiera nucleare – attacca il sindaco di Tuscania Fabio Bartolacci – Se dovessimo essere scelti l’impatto sarebbe devastante: non possiamo permetterlo».

 Un misto di paura e rabbia che si legge anche nelle parole del vicesindaco di Montalto di Castro Luca Benni che vanta il poco invidiabile primato di Comune tra i più interessati dall’energia fotovoltaica (l’ultimo mega impianto era stato autorizzato dalla Regione alla fine di ottobre ndr)

«Una decisione incomprensibile che per giunta arriva all’improvviso e va, ancora una volta, contro la vocazione naturale del territorio che resta quella agricola/ turistica– spiega-  Il comune di Montalto di Castro e il suo territorio hanno già dato».

«Abbiamo convocato già per sabato prossimo un Consiglio Straordinario aperto per discutere le modalità più idonee per contrastare questa nefasta eventualità – è la voce che viene dal Comune di Corchiano - Vogliamo rassicurare la cittadinanza che faremo anche l’impossibile per contrastare con tutti i mezzi questa scelta scellerata».

 

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Il Messaggero