Rifiuti di Schenardi buttati a Castel d'Asso, a processo l'imprenditore che lo gestiva

L'inaugurazione del Caffè Schenardi
L’apertura in pompa magna e poi lo scarico rifiuti illegali. Finisce a processo Urbano Salvatori, l’imprenditore romano che ad aprile del 2018 riaprì il Gran...

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L’apertura in pompa magna e poi lo scarico rifiuti illegali. Finisce a processo Urbano Salvatori, l’imprenditore romano che ad aprile del 2018 riaprì il Gran Caffè Schenardi.

Salvatori, assistito dagli avvocati Roberto e Francesco Massatani, è accusato di aver smaltito illecitamente una grossa quantità di rifiuti provenienti dal bar di via del Corso. Coimputati tre ragazzi, difesi dall’avvocato Marina Bernini, dello Sri Lanka che furono incaricati di lasciare i sacchi di immondizia. A incastrare gli imputati le telecamere di sorveglianza poste su via del Genio, proprio dove il Caffè ha un’uscita secondaria.

I rifiuti furono trovato a Castel d’Asso proprio a ridosso del sito archeologico in un’area verde. «Abbiamo scoperto la discarica - ha spiegato Maurizio Mariani, della Viterbo Ambiente - durante un controllo. In quel periodo il comitato ordine e sicurezza aveva dato mandato di monitorare le isole di prossimità anche con telecamere per evitare l’abbandono indiscriminato di rifiuti. E il 24 aprile ho notato a ridosso di un dirupo un’enorme quantità di rifiuti di vario genere e ho avvertito la Questura».

I rifiuti che erano di circa 65 metri quadrati, comprendevano materiale organico, imballaggi in plastica e carta, gelatiere e fatture e bolle. Tutto riconducibile al Caffe Schenardi. «Dopo il sopralluogo - ha detto l'ispettore Felice Orlandini - abbiamo controllato le telecamere per identificare gli autori del reato. E grazie a quelle istallate davanti all’ex Cinema Genio abbiamo potuto vedere i tre ragazzi col furgone e lo stesso imprenditore. Poi li abbiamo ascoltati per accertarci di quanto accaduto». L’imprenditore avrebbe ammesso di aver chiamato delle persone per liberarsi dei rifiuti, consapevole che li avrebbero smaltiti in discarica e non in illecitamente.

L’area nel frattempo è stata completamente bonificata dall’imprenditore, su ordinanza del Comune di Viterbo.

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Il Messaggero