Viterbo, sì alla Carta di Pisa, guai in maggioranza

Viterbo, sì alla Carta di Pisa, guai in maggioranza
Una bomba a orologeria. Il consiglio comunale ha approvato la Carta di Pisa, un codice etico vincolante che rischia di creare sconquassi nella maggioranza. Le limitazioni sono...

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Una bomba a orologeria. Il consiglio comunale ha approvato la Carta di Pisa, un codice etico vincolante che rischia di creare sconquassi nella maggioranza. Le limitazioni sono rigide, in alcuni casi potrebbe arrivare anche la decadenza di qualche consigliere. E pure il sindaco Leonardo Michelini rischia di non poter tornare alla Coldiretti.

Era nato per ripicca politica nella maggioranza. Il codice lo aveva presentato il capogruppo del Pd Francesco Serra un anno fa contro Viva Viterbo e Caffeina, poi non se ne era parlato più perché pericoloso anche per chi opera nella sanità, come lui. Ma da Oltre le mura Marco Ciorba, dopo l'elezione del presidente del consiglio, aveva chiesto di anticiparne la discussione. Ha messo le mani avanti, Serra. «La carta - ha detto - non va usata per mettere in difficoltà consiglieri o infondere nefandezze o illazioni. Serve per evitarle». Risposta di Ciorba. «Serve a evitare conflitti di interessi e clientelismo. Ho un parente Facchino e quando si è trattato di votare sul Sodalizio sono uscito».
Fuori dall'aula qualcuno, a microfoni spenti, riconosce il rischio di un autogol clamoroso. Dentro infatti c'era chi chiedeva modifiche. Perché? Ecco cosa dice la Carta. Per amministratori si intendono sindaco, assessori e consiglieri. Il codice li «vincola direttamente». Il punto 4 è scottante, tocca il conflitto di interessi. Dove si intendono «interessi personali dell'amministratore - si legge - che interferiscono con l'oggetto di decisioni cui partecipa». Include la sussistenza di «preesistenti rapporti di affari o di lavoro con persone o organizzazioni interessate all'oggetto delle decisioni». È conflitto di interessi pure se ci sono di mezzo rapporti di parentela «entro il quarto grado», «l'appartenenza ad associazioni o gruppi» o la «frequentazione abituale» con chi deve prendere, ad esempio, contributi.

Il sesto punto è il più rischioso. «L'amministratore deve astenersi dall'esercitare professioni o assumere altri incarichi pubblici che implicano un controllo sulle sue funzioni amministrative o sui quali, in qualità di amministratore, esercita una funzione di controllo». Si pensi a quanti sono nella sanità. Ce ne sarebbe anche per il sindaco. Tornare alla Coldiretti? Per tre anni non potrà lavorare con privati «beneficiari di decisioni in cui si è espresso parere favorevole». Sulla carta ha puntato forte anche il M5S. Questi aspetti non sono passati inosservati al consigliere Gianluca De Dominicis: «Dovremo fare un'analisi di ciò che contempla il documento - spiega - e valutazioni da sottoporre al consiglio comunale». Ci sarà da discutere.
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Il Messaggero