Pugni e calci a immigrato, aggressore tradito da un tatuaggio

Carabinieri
Pugni e calci a immigrato, aggressore "tradito" da un tatuaggio. E’ partito il processo per lesioni aggravate a 4 ragazzi di Viterbo che il 29 aprile del 2018...

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Pugni e calci a immigrato, aggressore "tradito" da un tatuaggio. E’ partito il processo per lesioni aggravate a 4 ragazzi di Viterbo che il 29 aprile del 2018 picchiarono selvaggiamente un coetaneo al Sacrario. La vittima, di origini africane, al momento sembra essersi volatilizzata. Le ricerche messe in atto dalla Procura per portarlo a testimoniare sono senza esito.

Durante l’udienza di ieri mattina, davanti alla giudice Elisabetta Massini, hanno raccontato cosa è successo quel giorno i carabinieri intervenuti per sedare l’aggressione. «Non siamo stati allertati da nessuno - ha spiegato un militare - ma durante un normale giro di controllo in centro abbiamo visto tutto la scena. Stavamo scendendo da via Marconi verso piazza dei Caduti quando abbiamo assistito all’aggressione. C’erano quattro ragazzi che picchiavano violentemente un altro giovane di colore. Al nostro arrivo si sono fermati e sono scappati. A terra era rimasta solo la vittima».

Il giovane, in attesa dell’arrivo dei sanitari del 118 per le prime cure, è stato ascoltato dai carabinieri e avrebbe fornito informazioni preziose per risalire all’identità degli aggressori; poi è stato trasportato in ospedale dall’ambulanza. «Mentre ci avvicinavamo - ha spiegato un altro militare - ho riconosciuto due degli aggressori. Vecchie conoscenze dell’ufficio». Uno in particolare non è passato inosservato. Tra i 4 picchiatori ci sarebbe stato infatti un ragazzo con un vistoso tatuaggio sul collo. Una grande tigre che i carabinieri hanno subito riconosciuto.

«Conoscevamo lui per altre vicende e un altro in quanto figlio di un ex collega - ha spiegato il militare - così ci siamo messi sulle loro tracce. E in poco tempo li abbiamo trovati tutti e arrestati». I quattro imputati sarebbero stati individuati da personale in borghese mentre si nascondevano tra i vicoli della zona di San Faustino. A fornire informazioni preziosi per la loro identificazione non sarebbe stato solamente l’indizio del tatuaggio sul collo di uno di loro ma anche le parole pronunciate dalla vittima e da un amico della vittima che avrebbe assistito al linciaggio. Si torna in aula l’8 maggio 2023.

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Il Messaggero