Sos nocciole: la cimice asiatica torna a far paura

Cimice asiatica
Sos noccioleti del Viterbese. Lo lancia il team di Entomologia di Dafne (dipartimento di scienze agrarie e forestali) dell’Università degli studi della Tuscia,...

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Sos noccioleti del Viterbese. Lo lancia il team di Entomologia di Dafne (dipartimento di scienze agrarie e forestali) dell’Università degli studi della Tuscia, coordinato da Stefano Speranza, docente di Monitoraggio e difesa forestale e ambientale.


«E’ doveroso comunicare – spiega – il risveglio delle popolazioni di cimice asiatica, Halyomorpha halys, nei nostri territori. Durante le attività di monitoraggio, nelle forme autorizzate dai vari decreti del presidente del Consiglio dei ministri e dai decreti del rettore del nostro Ateneo, sono state rilevate nei noccioleti discrete quantità di ovature di cimice asiatica in fase di schiusura».
 
Il risveglio dell’insetto non è inedito. La conferma viene dalla Cooperativa Coopernocciole dei Monti Cimini e Sabatini per bocca del coordinatore Mario Contarini: «Questo fitofago, recentemente introdotto nel Nord Italia, si sta diffondendo anche nei noccioleti della Tuscia dove è stato per la prima volta segnalato due anni fa dal nostro gruppo. La cimice asiatica, dopo avere svernato in ricoveri naturali o artificiali, riprende, in primavera, il proprio ciclo biologico. La sua azione di nutrizione si svolge principalmente a danno di frutti sui quali causa lesioni, deformazioni e suberificazioni e va quindi a originare considerevoli diminuzioni di produzione».
 
Come prevenire gli effetti calamitosi provocati dalla cimice, tenendo conto che fino allo scorso anno non sono stati notati incrementi di livelli di danno? «La presenza di numerose ovature – sottolinea Speranza - ci allerta e ci spinge a suggerire azioni di monitoraggio comuni. A questo scopo, ci attiveremo grazie al progetto “Pantheon”, finanziato dalla Commissione Europea, coordinato dai docenti Andrea Gasparri dell’Università Roma Tre e di Valerio Cristofori di Dafne, in collaborazione con la società Cooperativa Coopernocciole». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero