Mafia, bagarre in consiglio: botta e risposta Arena-Barelli, la maggioranza esce dall'aula

Mafia, bagarre in consiglio: botta e risposta Arena-Barelli, la maggioranza esce dall'aula
«Ho scritto perché sono amareggiato e direi parole di cui mi potrei pentire». Sentenza Erostrato, la mafia spacca il consiglio comunale. A sorpresa, il sindaco...

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«Ho scritto perché sono amareggiato e direi parole di cui mi potrei pentire». Sentenza Erostrato, la mafia spacca il consiglio comunale. A sorpresa, il sindaco Giovanni Arena ha aperto la seduta di ieri rispondendo all’intervento dei giorni scorsi del capogruppo di Forza civica, Giacomo Barelli. Una risposta durissima, anche da parte della maggioranza, che al momento della replica dell'esponente civico è uscita dall’aula.


Il Messaggero ha pubblicato alcuni passaggi della sentenza e riportato le reazioni politiche. Arena si è presentato in aula con un foglio, che ha letto tutto d’un fiato. «E’ un intervento che non avrei mai voluto fare, in quanto in 25 anni di amministrazione ho avuto stima e consenso dai viterbesi». Poi è passato all’attacco. Ha parlato di «evidente strumentalizzazione del tutto fuori luogo» da parte di Barelli, che avrebbe «usato questa sentenza come pretesto per attaccarmi personalmente, gettando discredito sui componenti di questa coalizione. La misura è davvero colma, mente sapendo di mentire, non sussiste alcun movente politico che ha portato agli attentati all’assessore Ubertini. Il consigliere ha indotto un strumentalmente un clima di terrore».

Il sindaco ha quindi messo tutto in mano ai suoi legati e minacciato querele. Sul pezzo anche Luigi Maria Buzzi, FdI («Barelli è venuto meno al rispetto delle istituzioni di cui fa parte. Pensa di lucrare due voti o poco più»), Andrea Micci, Lega («A me la mafia fa schifo ma sono stanco di insinuazioni») e Giulio Marini, Fi («Mi sembra tutto molto ridicolo, dare l’idea che qualcuno possa essere colluso con la mafia è troppo»). Poi sono usciti dalla sala d'Ercole.

«Potete pure abbandonare l’aula – ha replicato Barelli - ma non mi impedirete di parlare. Avrò modo di difendermi in altre sedi, se questa è la volontà del sindaco. Ma cosa c’è di scandaloso e lesivo nella dignità di qualcuno nel dire che per la prima volta la nostra città è stata attinta da un fenomeno mafioso? Dove sta la vergogna nel dirlo in un’aula e nel ricordare che la politica deve stare lontana? Ci dovrebbe essere una solidarietà collettiva nel dire che quella roba non ci interessa».

Un parente gli ha anche consigliato di farla finita. «Tu non lo sai, mi ha detto – ha proseguito Barelli - ma quella è gente che non perdona. Lascia perdere, è pericoloso dire certe cose. Soprattutto quando le reazioni non sono di solidarietà». Infine, rivolto alla maggioranza, che lo ha accusato di allusioni poco piacevoli: «Non troverete da nessuna parte la parola collusione».

Contro l'intervento di Arena, che se l'è presa con chi ha sollevato il caso, si è schierata tutta l'opposizione. Massimo Erbetti, M5S: «Sono felice che il sindaco si sia alterato, ma avrebbe potuto farlo quando era uscito il suo nome». Chiara Frontini, Viterbo 2020: «Fa un grande errore a personalizzare. Il silenzio della politica è inaccettabile. Io mi sarei precipitata a dire che non esisteva alcun tipo di rapporto».


Luisa Ciambella, Pd: «Sono certa che non ci sia malafede, ma il sindaco ha un piglio e una determinazione che non avevamo mai visto in due anni, neanche nel corso del consiglio straordinario quando chiedevamo l'immediata costituzione di parte civile nel processo». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero