Lotteria, un biglietto da 25 mila euro venduto alla tabaccheria “Gianary”

Gianni e Arianna Mazzocco i titolari dell’attività dove è stata fatta la vincita
Se a Pesaro gioiscono per la vittoria del primo premio della lotteria Italia 2020, a Viterbo ci si consola con un tagliando da 25 mila euro. Nella tabaccheria Gianary, di piazza...

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Se a Pesaro gioiscono per la vittoria del primo premio della lotteria Italia 2020, a Viterbo ci si consola con un tagliando da 25 mila euro. Nella tabaccheria Gianary, di piazza dell’Ortigara al quartiere Cappuccini, è stato veduto il tagliando numero E-113478, che ha permesso al possessore di intascare uno dei cento premi di terza categoria.


«In trenta anni di attività - dice Gianni Mazzocco, titolare dell’attività insieme alla sorella Arianna - non ci era mai successo di vendere un biglietto vincente della lotteria. Chi è il vincitore non lo sappiamo, ma siamo contenti che sia toccato a uno dei nostri clienti, che così ha avuto la possibilità di iniziare bene questo nuovo anno».
Sono in totale circa 4,6 milioni i biglietti venduti nell’edizione 2020 della Lotteria Italia, con una raccolta di 23 milioni di euro. Il dato di vendita reso noto dall’agenzia delle dogane e dei monopoli è in calo del 31% rispetto all’edizione precedente, quando erano stati venduti 6,7 milioni di tagliandi. Il Lazio si conferma, ancora una volta, la regione in cui è stato venduto il maggior numero di biglietti: 837.380 tagliandi totali (circa il 18% del dato nazionale di 4,6 milioni) anche se, rispetto all’anno scorso, si registra un calo del 36,8%. Segue a stretto giro la Lombardia, che si attesta a quota 763mila (-33,4%), confermando anche in questo caso il secondo posto dello scorso anno. L’Emilia-Romagna, con 390mila tagliandi staccati (-39,7%), si piazza sul terzo gradino del podio
«A dire la verità, almeno qui da noi una grossa flessione non l’abbiamo riscontrata - rileva Mazzocco - ma va sottolineato che sicuramente le vendite erano partite a rilento e poi negli ultimi giorni, anche grazie alla pubblicità, la gente ha finito per comprare i biglietti».

 

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Il Messaggero