Passa anche dalla (fantomatica?) realizzazione dell'aeroporto di Viterbo l'indagine che rischia di portare a processo il senatore Armando Siri della Lega. La Procura...
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Secondo l'accusa Siri, nel suo ruolo anche di sottosegretario alle Infrastrutture all'epoca dei fatti, avrebbe asservito i suoi poteri a interessi privati «proponendo e concordando con gli organi apicali dei ministeri
competenti (Infrastrutture, Sviluppo economico e Ambiente), l'inserimento - è detto nel capo di imputazione - in
provvedimenti normativi di competenza governativa - regolamentari e legislativi - ovvero proponendo emendamenti contenenti disposizioni in materia di incentivi per il mini eolico».
Due gli episodi contestati a Siri dall'accusa. In uno, in concorso con Arata e l'intermediario Valerio Del Duca, Simone Rosati e Paolo Iaboni (funzionari della Leonardo spa), «si attivava - prosegue il capo di imputazione - per ottenere un provvedimento normativo ad hoc che finanziasse, anche in misura minima, il progetto di completamento dell'aeroporto di Viterbo, di interesse per future commesse della Leonardo spa».
La Leonardo, ex Finmeccanica, la società italiana attiva nei settori della difesa, dell'aerospazio e della sicurezza, controllata dal ministero dell'Economia. Sempre secondo la procura capitolina, nel caso del progetto per l'eolico, Siri in cambio «riceveva indebitamente la promessa di e/o la dazione di 30 mila euro da parte di Arata, amministratore della Etnea e dominus della Solcara srl, amministrata dal figlio, società operanti in quel settore». Arata da questi provvedimenti «avrebbe ottenuto benefici di carattere economico».
L’origine dell'indagine parte dalla Sicilia, dove la procura di Palermo stava indagando da tempo sul legame tra Arata, ex deputato di Forza Italia e autore del programma energetico della Lega, con Vito Nicastri. Quest'ultimo è considerato il “re del vento” per le sue attività nel campo della produzione di energia dall'eolico. Nel corso dell'inchiesta gli era stato sequestrato un patrimonio da un miliardo e mezzo di euro, perché considerato un finanziatore della latitanza del boss Matteo Messina Denaro.
La nuova accusa di corruzione era arrivata un mese fa e ora che la Procura di Roma ha chiuso le indagini potrà chiedere il giudizio per il parlamentare. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero