Lavoro interinale nel Viterbese: dove si applica, è tabù in agricolura e nell'edilizia

Lavoro interinale nel Viterbese: dove si applica, è tabù in agricolura e nell'edilizia
I lavoratori interinali nella Tuscia trovano spazio nell’industria, nel commercio e quasi per niente nell’agricoltura. In tutta la provincia di Viterbo,...

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I lavoratori interinali nella Tuscia trovano spazio nell’industria, nel commercio e quasi per niente nell’agricoltura. In tutta la provincia di Viterbo, secondo i dati Ebitemp (ente bilaterale per lavoratori temporanei), i lavoratori con questo tipo di contratto variano a seconda dei periodi tra le trecento e seicento persone. Di questi, il cinquanta per cento sono donne impiegate nel commercio.

Buona parte operano nell'industria e in particolar modo nel distretto della ceramica di Civita Castellana: seguono i supermercati e la vendita al dettaglio. Distanti gli altri settori tra cui quello dell’agricoltura, che assorbe solo una decina di lavoratori, nonostante la Tuscia sia un territorio a grande vocazione agricola. Stessa cosa si può dire per l’edilizia.

«L’ingresso della somministrazione – ha spiegato Gianluca Parroccini, responsabile della filiale Ali di Civita Castellana - in particolare nella grande distribuzione, ha incrementato notevolmente le possibilità occupazionali per le donne. Il nostro segreto, è quello di esserci specializzati a servizio del mondo della ceramica, purtroppo non esistono nel territorio scuole o enti di formazione dai quali le aziende possono attingere personale già pronto e formato per questo settore. Diventa allora fondamentale per loro avere un interlocutore pronto ad individuare con tempestività figure già pronte ad entrare nel ciclo produttivo».

Non è lavoro precario quello proposto dalle agenzie. «Nel corso del tempo le cose sono molto cambiate – dice ancora Parroccini - fino a qualche anno fa quando si pensava al lavoro interinale automaticamente l’associazione era con lavoro precario, in realtà attualmente oltre 1/3 dei dipendenti delle agenzie hanno un contratto di lavoro a tempo indeterminato, che in gergo si chiama Staff leasing. Questa formula è sempre più gradita sia dalle aziende, sia dai lavoratori perché consente alle prime di rimanere flessibili e ai secondi di sentirsi molto più sicuri».

Secondo i dati a livello nazionale in Italia, due lavoratori su cento sono in somministrazione, ossia assunti da una Agenzia per il lavoro per essere inviati in missione presso una azienda utilizzatrice. Stiamo parlando di un piccolo esercito di quasi mezzo milione di lavoratori. Considerando che i lavoratori dipendenti in Italia sono circa 18 milioni, e che tra questi poco meno di 3 milioni hanno un contratto a tempo determinato, si può stimare che circa il 15% di coloro che hanno un contratto a termine sono dipendenti di una agenzia per il lavoro.

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Il Messaggero