Galassia di cooperative per evadere il fisco e sfruttare i lavoratori, le vittime: «Puntava il dito e ti licenziava»

La Guardia di finanza di Viterbo
Una galassia di cooperative per evadere il fisco e sfruttare i lavoratori. Riparte con la testimonianza della finanza e di una...

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Una galassia di cooperative per evadere il fisco e sfruttare i lavoratori.


Riparte con la testimonianza della finanza e di una delle vittime il il processo, davanti al collegio del Tribunale di Viterbo, all’imprenditore Giuseppe Boni e ad atri tre imputati a lui collegati. I 4, tra prestanome e amministratori di fatto, sono accusati di emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti finalizzate all’evasione dell’iva, distruzione ed occultamento delle scritture contabili e sfruttamento dei lavoratori. Boni anche del reato di falso in bilancio.
Quello scoperto dalla finanza e dai carabinieri dell’ispettorato del lavoro (Nil) sarebbe 
vorticoso giro di fatture false per abbattere il reddito imponibile ed evadere l'iva, generato da un consorzio di società cooperative di Viterbo operanti nel settore dei trasporti e logistica, che sarebbero state affidate a teste di legno compiacenti. 
La frode secondo quanto ricostruito dalle fiamme gialle di Viterbo sarebbe stata smascherata al termine di una complessa indagine e diverse verifiche fiscali durate oltre un anno, che hanno permesso di scoprire un’evasione per 20 milioni di euro e l'impiego di 230 lavoratori irregolari da parte di 19 società cooperative, tutte intestate con nomi di pianeti e costellazioni del sistema solare. 
«L’indagine - ha spiegato il maresciallo della finanza in aula - è partita su segnalazione della Banca d’Italia per movimentazioni non chiare e pagamenti di grandi importi con diciture sospette. Così abbiamo iniziato a indagare, incrociando i dati. Quello che è emerso è che erano stato costituite 15 cooperative lo stesso giorno e nessuna aveva possibilità di movimentazione. Non avevano conto corrente. Alcuni dipendenti figuravano come amministratori ma di fatto erano gestite dal dominus: Giuseppe Boni».
A corroborare la tesi delle fiamme gialle una delle vittime, costituita parte civile e assistita dall’avvocato Ilaria Di Punzio.
«Ho lavorato come autotrasportatore di farmaci per anni, ho cambiato mille cooperative con nomi di lune e pianeti, ma di fatto non cambiava mai nulla. Sempre lavoravo dalle 5 del mattino alle 7 della sera, tutti e sabati compresi. Per una paga di mille euro da cui il capo detraeva anche le multe. E se a qualcuno non stava bene, eri fuori. Il signor Boni mi insultava e o si faceva come diceva lui o niente. Cambiare cooperativa era la prassi. Puntava il dito e ti licenziava per poi riassumerti alle stesse condizioni. Boni faceva tutto quello che voleva».

Nella prossima udienza saranno ascoltati gli altri autotrasportatori. Si torna in aula il 6 luglio. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero