Via la catena, ora i cavalli e i puledri possono essere accuditi, coccolati e curati come prima. Lo annuncia – non senza soddisfazione - l'avvocato dell'associazione...
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La vicenda risale ad una settimana fa, e aveva suscitato reazioni di sdegno e di commozione tra le realtà ambientaliste e l'opinione pubblica. Gli animali infatti erano stati chiusi con il lucchetto all'interno del terreno dove pascolavano, un pezzo di terra più piccolo di un ettaro di proprietà dell'università agraria di Blera e dato in affitto all'associazione Amici del cavallo maremmano, proprietaria dei cavalli. Non cavalli qualsiasi, sia chiaro, ma tutti certificati di razza tolfetana, un sottotipo del cavallo maremmano, ma più puro e robusto (perché meno innestato) del parente. Non è stato possibile chiarire le ragioni di questa blindatura – forse per una storia di affitti arretrati, forse una dimeticanza – fatto sta che per i volontari era diventato quasi impossibile governare gli equini senza violare la proprietà privata. E ancora più difficile era curare i due puledrini, ancora giovani e dunque bisognosi di vaccini e infiltrazioni per prevenire malattie.
Valentini si era subito rivolto alla Procura di Viterbo con una denuncia verso ignoti per sequestro di animali, e giovedì scorso era tornato alla carica con un'istanza di sequestro del terreno e la possibilità di individuare un custode che si prendesse cura degli animali. Fino al lieto fine: il lucchetto è sparito e i cavalli possono tornare ad essere accuditi come meritano. E se lo meritano davvero. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero