Dal caporalato alla maxi frode fiscale, inquirenti scavano nelle società della famiglia Salzillo

Uno dei distributori Ewa
Dopo la denuncia penale per caporalato, gli accertamenti fiscali. Arrivano nuovi guai per Vincenzo Salzillo e il figlio Charles Salvatore Maria. I due imprenditori da tempo...

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Dopo la denuncia penale per caporalato, gli accertamenti fiscali. Arrivano nuovi guai per Vincenzo Salzillo e il figlio Charles Salvatore Maria. I due imprenditori da tempo gestiscono 8 distributori di benzina della Ewa nella Tuscia. Poche settimane fa sono finiti al centro dell’operazione Petrol Station, della Squadra Mobile, che ha scoperto lo sfruttamento del lavoro che i Salzillo, finiti entrambi ai domiciliari, avrebbe messo in atto proprio nelle pompe di benzina del Viterbese.

A questa operazione si è affiancata quella della Guardia di Finanza che grazie a meticolose indagini fiscali ha accertato che al lavoro presso quei distributori ci sarebbero stati 120 lavoratori irregolari e 11 completamente in nero. Non solo, alcuni di questi avrebbero anche preso il reddito di cittadinanza pur di riuscire a sbarcare il lunario.

«In questi giorni, gli uomini della compagnia della Guardia di Finanza di Viterbo - spiegano le fiamme gialle - stanno procedendo alla notifica dei relativi provvedimenti di carattere amministrativo, ulteriori a quelli già eseguiti in sede penale, a carico di sei società tra loro collegate, facenti capo allo stesso imprenditore campano e suoi familiari, ricostruendo un illecito profitto pari a 835.235 euro corrispondente ai compensi che sarebbero spettati, ma non sono mai stati erogati, a beneficio dei lavoratori per le prestazioni che avevano svolto».

Le violazioni accertate in materia di lavoro derivanti dall’utilizzazione di 10 lavoratori “in nero” e 110 lavoratori irregolari hanno portato gli inquirenti a ricostruire anche l’importo dei contributi previdenziali e assistenziali mai versati: pari a 139 mila euro a cui si aggiungeranno sanzioni per 350mila euro. L’ipotesi degli inquirenti è che i Salzillo avrebbero messo in pratica il caporalato, aggirato le norme del lavoro non solo per tornaconto personale ma per abbattere la concorrenza sui prezzi applicati nei distributori Ewa da loro gestiti. Squadra Mobile e Finanza, coordinate dalla Procura, che hanno indagato sugli imprenditori del settore potrebbero non aver terminato il lavoro. Potrebbero infatti continuare a scavare tra i conti delle varie società per portare alla luce altre connessioni importanti.

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Il Messaggero