«Ci eravamo illusi, ma abbiamo ricevuto l’ennesima porta in faccia». Lui è uno dei destinatari dell’ormai celebre messaggio whatsapp...
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Ecco come sono andate le cose. «Gli incontri su Zoom durante il lockdown, voluti dall’assessorato alla Cultura – dice Cerra - ci avevano aperto uno spiraglio: pensavamo e ci eravamo illusi che trovassero sbocco in un aiuto dell’amministrazione, in un riconoscimento della città in cui operiamo da tre lustri, una città attenta a salvaguardare la sua storia e cultura, i suoi cittadini meno abbienti e ahimè più colpiti».
Le premesse sembravano buone. «A maggio, su richiesta dell’assessore De Carolis, abbiamo presentato e protocollato delle proposte. E non siamo stati gli unici». Solo quella sul conclave «doveva rappresentare una compagnia come la nostra - dice Cerra - che lavora sul territorio e fornisce un alto valore utile al Comune, che di tanta passione e attenzione culturale può solo beneficiare». L’altra su Fellini, presentata anche in Regione, avrebbe garantito dodici incontri tra proiezioni, workshop, spettacoli e mostre. Infine una rassegna di teatro ragazzi.
Poi le cose hanno preso un’altra piega. «Abbiamo ridotto i nostri introiti ai minimi, ci siamo confrontati per mesi, e che abbiamo ottenuto? Niente, solo l’ennesima porta in faccia. Perché dopo due mesi di attesa per una risposta – continua Cerra - il Comune ha pubblicato un bando che esclude le associazioni convenzionate».
Una convenzione che per loro pesa appena duemila euro. «Non tutte le convenzionate ricevono lo stesso importo, infatti discorso diverso sarebbe stato - spiegano dal Teatraedro - se il contributo fosse stato più cospicuo e il Comune ci avesse chiesto di spostare o fare eventi su questo gratuitamente in estate. Ma con duemila euro come si fa? A fronte della qualità delle proposte poi... Perché non dirlo negli incontri su zoom, perché chiedere a maggio di protocollare delle proposte?».
E al danno si è aggiunta la beffa. Atcl avrebbe voluto farsi carico dello spettacolo sul conclave e offrirlo al Comune: non si può fare sempre per la convenzione. Dunque la strada è quella «del distacco, insieme ad altre realtà che hanno vissuto il nostro stesso percorso», conclude. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero