Resta fissato al 16 maggio il versamento della prima delle tre tranche annuali dell’imposta di soggiorno. A venti giorni dalla richiesta di stop avanzata dai Bed and...
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«Lo richiede la situazione – continua – . Se fino a aprile potevamo pensare che sarebbe bastata la sospensione della prima rata, adesso siamo nella necessità di chiedere uno stop annuale. Quel poco che incasseremo, da qui al 31 dicembre, servirà per tenere in piedi la struttura: il risparmio è minimo, ma con il serbatoio vuoto anche le gocce diventano preziose». Nel dettaglio, poche centinaia di euro, destinate alla manutenzione ordinaria, per le tasse comunali che, per forza di cose, non potranno essere sospese ma solo rimandate e le bollette; quell’insieme di voci che, nella contabilità aziendale, finiscono sotto la lista ‘spese fisse: da settimane indice critico per diverse famiglie.
«Chi vive di questo, chi ha nel Bed and breakfast la sua fonte di guadagno principale è in ginocchio – continua Labate – in attesa di provvedimenti più importanti, anche il Comune può fare la sua parte». Dopo averla fatta al contrario lo scorso dicembre, con il conto presentato non solo ai Bed and Brekfast ma anche a ristoranti e bar: «Certe situazioni, penso a quello che è successo intorno al villaggio di Natale, hanno pesato tantissimo – continua Labate – il calo degli incassi è stato per tutti nell’ordine del 40%, numeri non da sottovalutare».
Le prospettive, per i mesi futuri, non sono buone. Il crollo è nel numero delle cancellazioni che ha raggiunto, in molti casi, il 100% da qui a agosto. Per una freccia che punti verso l’alto, bisogna aspettare ottobre, con la grossa incognita legata alla possibile (probabile secondo una parte considerevole della comunità scientifica) nuova avanzata del virus fino a inverno inoltrato. «Molti hanno paura di uscire di casa, figurarsi viaggiare – dice ancora Labate – la ripresa non è dietro l’angolo, ne siamo consapevole, proprio per questo c’è necessità di un sostegno». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero