Cassa integrazione, nel Lazio boom di domande. La Cisl Viterbo: «Non basta, tutelare i lavoratori»

Cassa integrazione, nel Lazio boom di domande. La Cisl Viterbo: «Non basta, tutelare i lavoratori»
Più di 30mila richieste di cassa integrazione nel Lazio. Piccole e medie imprese, la maggior parte (il 75,8%) dell’hinterland romano. Il 5,7% sono provincia di...

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Più di 30mila richieste di cassa integrazione nel Lazio. Piccole e medie imprese, la maggior parte (il 75,8%) dell’hinterland romano. Il 5,7% sono provincia di Viterbo, seguita solo da Rieti.


Numeri importanti, al punto da spingere l’assessore al Lavoro e Formazione della Regione Lazio Claudio Di Berardino a chiedere al governo un’accelerazione sui nuovi stanziamenti. «In dodici giorni abbiamo caricato sul nostro sistema informatico 30.972 mila domande di accesso alla cassa integrazione in deroga, per un totale di 76.750 lavoratori coinvolti e un impegno economico stimato pari a 142,5 mln di euro – scrive in un nota -  La cifra è vicina alla soglia dei 144.450.440 euro, cioè quella che il ministero del Lavoro ha assegnato, come prima tranche, al Lazio. Il fabbisogno nel nostro territorio è ancora lontano dall'essere soddisfatto».

Un problema che tocca da vicino la provincia di Viterbo, fragile e mai pienamente sanata dalla pesantissima crisi iniziata nel 2008. Dato testimoniato dall’eterogeneo identikit delle imprese che chiedono aiuto e che, questo aiuto, potrebbero vederlo slittare.  Per molti dipendenti, infatti,  la preoccupazione è quella che la dead line del 15 aprile per il primo assegno di sostegno sia superata di slancio, con tutte le difficoltà del caso.

«L’Inps potrebbe avere delle difficoltà legate allo smaltimento delle pratiche. Le banche, in questo senso, devono fare chiarezza – dice Fortunato Mannino, segretario provinciale della Cisl – i lavoratori hanno necessità di avere la garanzia di quei fondi. La situazione? Solo noi abbiamo lavorato più di mille pratiche è una delle peggiori mai viste».

Poi Mannino riprende: «La cassa integrazione è una misura tampone ma da sola non basterà per tutelare imprese e famiglie. Difficile pensare che dopo nove settimane tutto tornerà alla normalità. Serve un rilancio da parte del Governo e un piano d’azione per dopo».


Un piano che, secondo Mannino, passa dall’apertura dei cantieri delle grandi opere: «Penso alla Trasversale, ma anche al potenziamento ferroviario iniziando dal collegamento dell’interporto di Orte con Civitavecchia».
 
 
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Il Messaggero