Coronavirus e disabilità, i ragazzi speciali di Juppiter sono distanti ma uniti (e attivi) dai social

Coronavirus e disabilità, i ragazzi speciali di Juppiter sono distanti ma uniti (e attivi) dai social
“Special a casa”, distanti ma uniti grazie ai social. Così l'associazione Juppiter del Viterbese porta avanti l'attività con cui 30 giovani...

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“Special a casa”, distanti ma uniti grazie ai social. Così l'associazione Juppiter del Viterbese porta avanti l'attività con cui 30 giovani disabili combattono lo stress da quarantena. Mentre altri 18, da un mese, vivono isolati «dal mondo e dal virus» nella casa di San Martino al Cimino.


Bandita la noia, i “ragazzi speciali” di Juppiter si tengono impegnati. Per i 30 diversamente abili che partecipano alle attività dell’associazione, lo stop imposto dal coronavirus rischiava di essere ancora più duro. Ma hanno colto un'occasione e, divisi tra il bucato, il pranzo e le pulizie di Pasqua, ognuno da casa è come se fossero insieme.

La cooperativa “Gli aquiloni”  ha ideato un sistema per restare distanti ma uniti, senza interrompere il percorso di crescita dei ragazzi. «Al mattino - spiegano - una telefonata/videochiamata alle famiglie per controllare che sia tutto ok e dare un compito ai ragazzi, da svolgere attraverso un tutorial. Al pomeriggio un feedback sulla consegna e per confrontarsi su eventuali problemi».

Diversi i compiti assegnati, per trovare «qualcosa che li distragga e li guidi sulla strada dell’autonomia, come facevano sempre fino a prima del coronavirus, nell’ambito dei Piani di assistenza individualizzati che la cooperativa prevede per loro, in accordo con la Asl». E tra i ragazzi nessuno può barare: fratelli e genitori si prestano a filmare i ragazzi in attività. Dal 9 marzo, i video degli “special a casa”, montati insieme, finiscono sulla pagina Facebook di Juppiter.

«Un modo per sentirsi vicini come nella stessa stanza - dice il presidente di Juppiter, Salvatore Regoli - e che ci permette di tenere unita questa piccola comunità, anche se virtualmente. La tecnologia allevia l’isolamento e, ora più che mai, è vitale per lavoro e tempo libero. Noi l’abbiamo voluta sfruttare per dare ai ragazzi una continuità terapeutica e una valvola di sfogo. Per non farli sentire smarriti». I


Intanto, a San Martino, altri “ragazzi speciali” che prima dell’emergenza Covid abitavano in tre appartamenti diversi, tra Capranica e Bagnoregio, hanno iniziato a vivere insieme. Diciotto giovani adulti disabili da un mese, vivono in una grande casa, con un salone per le attività e una cucina professionale, immersa in un castagneto. La struttura, di proprietà della Provincia usata come polo di accoglienza, adesso “accoglie” loro. Qui i giovani possono sentirsi protetti, insieme e a distanza (la sola sala da pranzo è da 80 coperti). Con loro ci sono 7 educatori h24. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero