Viterbo, un cartellone estivo? Antoniozzi: «Risorse a fondo perduto agli operatori e zero clientele»

Viterbo, un cartellone estivo? Antoniozzi: «Risorse a fondo perduto agli operatori e zero clientele»
C’è una cultura da salvare. E qualche sipario da alzare, «destinando allo spettacolo dal vivo ogni risorsa inutilizzata». Se Alfonso Antoniozzi (Viterbo 2020) fosse...

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C’è una cultura da salvare. E qualche sipario da alzare, «destinando allo spettacolo dal vivo ogni risorsa inutilizzata». Se Alfonso Antoniozzi (Viterbo 2020) fosse assessore, avrebbe chiamato a raccolta gli operatori del settore in videoconferenza, in una sorta di cabina di regia «scevra da interessi politici, clientelari e simpatie. E con pari finanziamenti, senza assi pigliatutto, se no qualcuno mangia e altri no». Il cartellone estivo secondo lui è possibile, e neanche tanto complicato da organizzare.


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Qualche giorno fa pure il resto dell’opposizione aveva avanzato proposte in merito. Antoniozzi, essendo del mestiere, certe dinamiche le conosce bene. «Le ho lette con interesse – dice – e il punto non è se sia più giusta la mia idea o la loro: è farsi carico del problema». Se tutto ciò che è spettacolo dal vivo - dal teatro al cinema all’aperto - non riapre anche in forma ridotta, «il settore non ne esce vivo. Occorre trovare un modo, e ce ne sono molti, che sia drive in o arena all’aperto».

In caso contrario, a cascata oltre al sipario si bloccherà tutto ciò che c’è dietro. «Il dramma è che la filiera è molto lunga. Secondo me – spiega - un assessorato alla cultura intelligente per prima cosa decide di ridestinare al sostegno per lo spettacolo da vivo qualsiasi fondo rimasto inutilizzato per cose che non si sono potute fare, come Viterbo in fiore. Non dico di stanziarne di più, ma di dirottare i vari rigagnoli dei finanziamenti a pioggia in un unico fiume».

Serve però «una cabina di regia del possibile, dove o siamo tutti uguali o qualcuno fa la fame. E dicendo a chi vive di cultura: cari miei, questi sono i soldi che sono riuscito a racimolare, ve li consegno a fondo perduto per costruire un cartellone culturale che tenga conto di controlli di sicurezza, distanze e tutto ciò che le restrizioni sanitarie impongono».

A Viterbo sarebbe pure facile: in una piazza con mille persone di capienza «ce ne fai entrare 250, metti nelle due o tre strade di accesso due volontari della protezione civile con i rilevatori della temperatura: faresti anche monitoraggio. Affiderei a ciascuno una fetta di cartellone, con pari numero di spettacoli e finanziamenti». Cosa ha fatto l’assessorato alla cultura? «Non ne sono al corrente – conclude Antoniozzi - ciò che fa lo leggo dalla stampa».


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Il Messaggero