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Non è una città per pedoni, invece Viterbo è sicuramente "città delle auto”. Oltre all’analisi sulle barriere architettoniche che boccia il centro storico, nello studio sulla mobilità del capoluogo realizzato dall’Università La Sapienza (dipartimento di pianificazione, design, tecnologia dell’architettura) c’è anche un capitolo dedicato alla sosta selvaggia.
“Viterbo è una città fagocitata dalle auto”, la sintesi del professore di urbanistica Maurizio Errigo il giorno della presentazione della ricerca a Valle Faul. “Nel centro storico voi ammirate più facilmente un’auto fuori posto che una bella architettura, e questo a prescindere dall’amministrazione, è un problema che c’è sempre stato. Spesso se volete fare una foto a una fontana non la vedrete mai senza automobili davanti, provate a piazza Dante o a piazza della Crocetta”. Una realtà che il Messaggero ha trovato identica nei giorni scorsi all’esterno di Villa Lante a Bagnaia, in piazza cardinal Peretti.
Ovviamente l’analisi della Sapienza è scientifica.
Sul problema dei “mezzi iperpesanti” nel cuore antico e fragile della città si è soffermato l’architetto Gianluca Bono, che ha mostrato immagini choc, come quella di una terna in via San Pellegrino, “una macchina edile in grado di scaricare a terra duemila kili di peso” il cui passaggio “accentuava ulteriormente le deformazioni già presenti nel manto stradale”. E poi la foto di un grosso furgone il 9 maggio alle 10.35 tra le vie strette del quartiere medievale. Bono ha proposto la creazione di zone ai margini del centro per il carico e scarico merce da cui proseguire con i carrelli, “come avviene a Orvieto ”, così da "tutelare, conservare e valorizzare una zona di grande valore artistico”.
Parlando di sosta selvaggia, un caso emblematico quello di via delle Caprarecce: “una promenade, una passeggiata meravigliosa, da Pianoscarano l’unico punto da cui si può osservare lo skyline delle torri di San Pellegrino” invece ecco spuntare anche qui “una auto parcheggiata dove non dovrebbe stare”.
Come si può agire dal punto di vista urbanistico? Oltre alla creazione di “parcheggi fuori le mura” e “sistemi di mobilità dolce”, una soluzione è "l'implementazione dell'arredo urbano, invadendo gli spazi pubblici con panchine - a Viterbo ce ne sono pochissime - e fioriere”. E poi agire sull’educazione dei più giovani. Trattandosi di situazioni frutto spesso “di scarso senso civico”, introdurre laboratori nelle scuole, come sperimentato con successo in Olanda: “Certi atteggiamenti e attitudini potrebbero essere migliorati attraverso una sensibilizzazione. Ci vogliono 20 anni per vedere i frutti, intanto iniziamo”.
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